L’EDITORIALE – ALTRO CHE LOCKDOWN: FINANZIATE LA SANITÀ, INVECE DI TUTTE LE PRESUNTE ATTIVITÀ CULTURALI DELLA SINISTRA (di Matteo Fais)
No. Non si può. Altre chiusure no. Ma perché? Per un numero di morti ridicolo? Ci sono più decessi a causa di infarto o cancro, ogni giorno. Non bastano le strutture? Che le aumentino, che assumano medici. Smettiamola di foraggiare giornali e giornaletti di asserviti, festival della letteratura e del cinema tutti in mano alla Sinistra che, con il soldo pubblico, retribuisce i suoi accoliti e fa propaganda, mentre le scuole crollano e sono prive di carta igienica.
Finanziamo questa benedetta sanità. È una follia che io debba stare in casa fino a data da destinarsi, perché non ci sono posti letto in rianimazione, mentre ogni cazzo di dannato film in questo Paese riceve un finanziamento spropositato, per poi essere visto da cinquanta radical-chic che, in ultimo, sproloquieranno sulla “grande sensibilità del regista nel portare sullo schermo il dramma dei migranti”. Ma perché i contribuenti devono pagare soldi affinché un regista – sempre della stessa parte politica – possa lautamente finanziarsi e spartire il malloppo con il solito giro di quaranta attori – sono ogni volta loro, fateci caso –, perché?
Perché lo Stato è assistenzialista con quelli che non hanno bisogno di assistenza, però poi non tira fuori i soldi per pagare la cassa integrazione e il reddito di cittadinanza a tutti coloro che ne avrebbero realmente la necessità? Qui siamo all’assurdo che un disperato, senza soldi, casa, lavoro, o un malato di cuore possono ricevere 200 euro al mese di welfare state, ma per girare un obbrobrio con il figlio di quel notissimo attore italiano ormai morto – avete capito tutti a chi mi riferisco – si tirano fuori denari a pioggia. Pensateci. Quanti film vengono girati in Italia ogni anno, tra lungo, medio e cortometraggi? Un’infinità. E tutti, o quasi, hanno dietro il finanziamento pubblico. Però, adesso, ci ritroviamo senza un cazzo di letto in un andito di ospedale.
Ma vogliamo parlare di tutti i festival del jazz, blues, e via canticchiando? Non che non sia grande musica, ma che cavolo ce ne facciamo di tutto questo intrattenimento a gratis, se poi non abbiamo neppure di che mettere insieme il pranzo con la cena e dobbiamo decidere se far crepare un settantenne per salvare un trentenne? No, non voglio fare il discorso che “con la cultura non si mangia”. Cionondimeno, nessuno di noi dovrebbe morire o essere costretto a casa di qui a pochi giorni perché un musicista che suona regolarmente alle feste dell’Unità possa mettersi in saccoccia soldi sottratti al bilancio pubblico. Me ne fotto se lui è un artista. Il mondo è pieno di artisti morti di fame. Con quale diritto lui dovrebbe percepire soldi che potrebbero essere destinati ad altro, ma più di tutto perché lui sì e altri cento no?
Mi direte che ci sono fondi appositamente destinati a quello. E quindi? Se tuo padre non ha di che darti da mangiare, non si compra tutte le edizioni originali dell’opera di Balzac, o un impianto stereo valvolare da 10 mila euro per ascoltare meglio i suoi vinili. Ma tutto ciò per tanti italiani e per gli europeisti euroinomani è troppo difficile da comprendere. Per loro è meglio tenere su tutta la baracca, mentre i pensionati marciscono a meno di mille euro al mese e i posti letto sono esauriti nel giro di quindici giorni. Cosa posso dirvi? Buon lockdown a tutti.
Matteo Fais
Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais
Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734
L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. .