AMERICA: LE ELEZIONI PIU’ IMPORTANTI DELLA STORIA DELL’UMANITA’? (di Franco Marino)
Un commentatore americano ha definito le elezioni del 4 Novembre negli USA le più importanti della storia dell’umanità. E al di là del tono millenaristico, vale la pena chiedersi se in questa affermazione così roboante non vi sia traccia di qualche verità.
Gli Stati Uniti sono, di fatto, un impero. La definizione di impero più o meno riconosciuta è quella secondo cui si definisce tale uno stato (o una federazione) i cui interessi toccano una parte molto larga di globo terracqueo. E va da sè che, stante questa definizione, quello americano può definirsi impero, sebbene alla sua guida non vi sia un monarca assoluto.
L’Italia è, di fatto, dopo gli accordi di Yalta, un protettorato americano. Lo è perchè da noi ci sono decine e decine non solo di basi NATO ma anche di basi semplicemente americane. Lo è perchè l’Unione Europea è stata creata dagli americani. Lo è perchè l’Euro stesso è partecipato dalla finanza americana. E lo è perchè tutto questo potere americano, come era ovvio che fosse, ha mirato anche ad americanizzare la nostra società, trasmettendole attraverso i vettori più fondamentali del potere – magistratura, per sabotare concorrenti di altri paesi, media e scuola per educare i cittadini dei paesi sottoposti alla loro influenza, banche per fare credito a chi aderisca ai valori statunitensi – i valori più classici della cultura statunitense oltre che riletture del tutto parziali della storia recente dove gli americani si sono presentati come i salvatori della patria contro il cattivo di turno, che poteva essere cinese, vietnamita o iracheno a seconda dei casi. Nulla che non sarebbe stato fatto al loro posto anche da un cinese o da un sovietico, questo deve essere chiaro.
Di conseguenza, quel che succederà il 4 Novembre negli USA, toccherà inevitabilmente anche noi italiani. Se vincerà Trump, succederà qualcosa. Se vincerà Biden, succederà qualcos’altro. Il che, se vogliamo, è persino banale come considerazione.
Rispondere alla domanda su cosa succederà se vince chi, presuppone doti di vaticinio di cui sono sprovvisto, viceversa il mio conto corrente avrebbe una salute ben più rigogliosa. Quel che si può provare ad immaginare è una serie di scenari che potrebbero pure essere ridicolizzati dalla realtà. Il commentatore che ambisce a rendersi ridicolo, profetizza su un futuro che, per definizione, è aleatorio. Quello serio, parte dai dati più spicci, a partire dalla prima amministrazione di Trump. Caratterizzatasi per un pacifismo mai visto in precedenza, sebbene reso obbligatorio dalle circostanze. Molti storici attribuiscono a Trump la pace con la Corea del Nord ma la realtà è che il nostro ha avuto soltanto la geniale idea di intestarsela. Questa era già stata suffragata dal quadrato fatto da russi e cinesi nei confronti del loro peraltro scomodo vicino coreano. Stesso discorso per la guerra, già persa da Obama, in Siria.
Tutto ciò rienta in una tendenza molto chiara del sistema americano che è il progressivo disimpegno degli USA dal loro autoreferenziale ruolo di gendarmi del mondo. Ed è una tendenza che, se vincerà Trump e dunque si presume possa consolidarsi, avrà ovviamente delle conseguenze sul mondo intero.
Dall’altro lato, Biden, dato in vantaggio, rappresenta l’anima Dem della società americana, quella che si è messa in testa di educare tutto il mondo ai valori del politicamente corretto che vengono ridicolizzati da tutta quella parte del mondo non sottoposta all’influenza americana ma stanno iniziando a stufare anche larga parte dell’opinione pubblica occidentale.
Dal nostro punto di vista di europei sarebbe sciocco tifare per Trump o per Biden.
Fossi americano, per indole, tendenze politiche, voterei Trump come lo avrei votato quattro anni fa. Ma sono italiano, dunque europeo e quindi non devo valutare un candidato sulla base della simpatia personale o della sua aderenza ai miei principi bensì in virtù degli interessi che la vittoria dell’uno o dell’altro toccherebbero.
Ieri uno storico amico e frequentatore della mia pagina, nel definirsi scoraggiato, ha detto che secondo lui vincerà Biden. Ma questo potrebbe anche essere un vantaggio. Se Biden dovesse concretizzare minacciosamente la russofobia dem, i russi potrebbero riprendere finalmente ciò che in questi quattro anni di presidenza Trump hanno stoppato: finanziare e appoggiare tutti i partiti sovranisti europei contro la NATO. Il sovranismo in questi quattro anni, se sul piano della partecipazione popolare ha conquistato nuovi sostenitori, sul piano istituzionale ha conosciuto batoste di ogni tipo e questo proprio perchè è stato inquinato dall’agenda Bannon, tesa a creare un sovranismo cosmetico, svuotato di ogni contenuto sostanziale, adattato cioè agli interessi americani. Con una vittoria di Biden, la Russia potrebbe, sentendosi minacciata, riprendere quota e decidere di appoggiare militarmente e finanziariamente chiunque volesse sottrarsi dall’influenza americana.
Se però vincerà Trump, assisteremo comunque a dei cambiamenti robusti. Il presidente avrà campo libero nel liberarsi di tutta quella melma dem che è espressione di quel deep state che ha fatto di tutto per rendergli la vita un inferno, che ha propaggini anche in Italia e che il 4 Novembre potrebbe conoscere l’inizio della sua disfatta. I segnali ci sono tutti. Palamara che sputtana i colleghi magistrati, Napoli che si rivolta contro un presidente che un mese prima aveva vinto con il 70% dei consensi, VIP e giornalisti che iniziano a ribellarsi a Giuseppi e che condannano i toni di De Luca, secondo una transumanza già vista con Tangentopoli. Quanto tutto questo poi porterà degli effettivi vantaggi per il sistema sociopolitico ed economico italiano è tutto da vedere. L’influenza dem e dunque del PD (che dei dem americani è una costola) è stata disastrosa per questo paese, ma il vero guaio è che quando si tocca il fondo, poi si può anche scavare.
Può darsi che le prossime elezioni negli USA non siano le più importanti della storia dell’umanità. Certo è che l’America si giocherà moltissimo e, con essa, tutto il mondo come lo abbiamo conosciuto.
Senza contare i rischi di guerra civile all’interno di un sistema come quello americano che appare come non mai diviso e in crisi socioantropologica.
FRANCO MARINO
Eccezionale articolo, grazie.
Chissà se i lettori di Scanzi arriverebbero alla fine del primo periodo capendoci qualcosa.