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L’IMPERIALISMO CINESE IN ITALIA E IN EUROPA – (di Davide Cavaliere)

Il Coronavirus è stato il più grande successo della politica estera cinese

Sul People’s Daily, il più grande quotidiano del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese, l’ex capo della compagnia di cemento statale del regime, Song Zhiping, ha raccontato il piano della Cina per dominare la produzione di forniture mediche, utilizzando come esempio il tessuto della mascherina N95.

Song conosce la materia. In passato, ha guidato il consolidamento dell’industria del cemento del suo paese in un unico colosso, China National Building Material, diventando responsabile della costruzione di oltre 300 linee di produzione di cemento in tutto il mondo tra il 2007 e il 2017, anno in cui è diventato il primo funzionario cinese nominato a capo della World Cement Association. 

Il piano illustra la vera natura degli investimenti cinesi. La fornitura di aiuti apparentemente umanitari all’Italia e ad altre nazioni del Mediterraneo è in realtà una mossa strategica della Cina per proteggere alcuni dei suoi grandi investimenti esteri e strategicamente preziosi e, dunque, portare avanti la sua spinta al potere geopolitico mondiale.

La Repubblica Popolare sta approfittando della crisi del virus per accelerare l’utilizzo della leva economica derivata dalla rete globale di porti e infrastrutture logistiche da tempo sotto il controllo a lungo termine delle imprese statali cinesi (SOE). Le SOE cinesi hanno agito, e agiscono, per assemblare una rete di potenza marittima commerciale, che include porti, navi e strutture logistiche di terra. Puntando, con attenzione, alle nazioni economicamente deboli, le società cinesi ottengono, e hanno ottenuto, contratti che concedono loro i diritti per gestire i porti, le strutture per la movimentazione di container, strade e ferrovie per i decenni a venire. I venditori sono stati i governi occidentali, i fondi pensione e le autorità portuali che non erano più disposte o in grado di permettersi le spese necessarie per mantenere la propria infrastruttura economica in crisi.

I porti sono risorse economiche fondamentali, vere e proprie pietre miliari degli imperi globali. Le SOE cinesi, o le società alleate cinesi, ora controllano una rete commerciale che collega le fabbriche del Pearl River Delta e della provincia di Hubei ai principali mercati di consumo attraverso i porti collocati in Canada, America Latina, Africa, Europa settentrionale e mediterranea e, persino, nella costa orientale degli Stati Uniti. La rete marittima commerciale della Cina è molto più pericolosa della Belt and Road, la cosiddetta “Nuova Via della Seta”. La rete marittima cinese è attiva e funzionante, le SOE influenzano le decisioni di sviluppo economico, finanziario e commerciale dei principali paesi sviluppati. I contratti per la gestione di porti e siti logistici durano decenni e solo ora la Cina sta iniziando a sfruttare l’influenza che ha acquisito.

Alcuni dei principali porti per container europei, quello di Valencia in Spagna, Vado Ligure in Italia e il Pireo in Grecia – linee di via economiche del mondo globalizzato – sono controllati da China Ocean Shipping Company (COSCO), l’attore più importante nell’espansione marittima e commerciale della Cina. Il porto di Vado Ligure era una struttura in via di disfacimento, fino a quando COSCO non ha acquisto una quota importante nel porto; è stato installato il pacchetto standard di cemento cinese, gru da carico e automazione, e a dicembre è stata avviata la ripresa dell’impianto, compreso il più grande terminal refrigerato dell’UE, che contribuirà ad aumentare le esportazioni di carne suina e agrumi.

In base agli accordi sottoscritti, la Cina è l’arbitro dei flussi commerciali di quei paesi e le mega-navi di COSCO non sono più semplici portacontainer commerciali, ma navi di regime, che trasportano il potere nazionale cinese su ogni costa in cui attraccano. Quel potere riduce la capacità dei paesi di opporsi alla politica cinese, di criticare la Cina per aver coperto il coronavirus o di negoziare i termini dell’assistenza medica cinese.

Nel mondo distratto dalla pandemia causata (involontariamente?) dalla Cina, il totalitarismo maoista espande il suo controllo sulle infrastrutture economiche critiche in paesi deboli e irresponsabili come l’Italia. Sfruttando le difficoltà economiche, Pechino otterrà il controllo delle finanze nazionali dell’Italia danneggiate dal virus, ed estenderà la sua influenza sugli investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture sanitarie con una forte dose di tecnologie prodotte in Cina, soprattutto da Huawei. 

Inoltre, il memorandum d’intesa (MOU), che l’Italia ha firmato nel marzo del 2019, ha formalizzato il suo impegno per la Belt and Road Initiative. Il protocollo d’intesa sino-italiano è un modello nel prendere il controllo di un Paese acquisendo influenza sull’intera serie di servizi essenziali che un governo fornisce, ovvero pubblica sicurezza, telefonia mobile, spesa sanitaria, commercio estero. Il MOU include termini che chiedono all’Italia di accettare finanziamenti dall’Asia Infrastructure Investment Bank (AIIB), che la Cina ha istituito alcuni anni fa, per stabilire una partnership strategica tra la Bank of China e una delle principali banche di investimento italiane a Torino. L’istituto centrale cinese, People’s Bank of China possiede il 2,005% di Intesa Sanpaolo. La Cina ha allargato gli investimenti in Italia della sua banca centrale, che da numerosi anni sta costruendo il proprio portafoglio diversificando i settori di intervento. Attualmente People’s Bank of China conta una partecipazione sopra al 2% nei due grandi gruppi partecipati dal Tesoro italiano: Eni (2,102%) e Enel (2,004).

I porti sono sedi del potere e la rete commerciale marittima cinese rappresenta una minaccia alla sicurezza del blocco occidentale.  I contratti portuali pluridecennali conferiscono all’operatore un ruolo fondamentale in molte decisioni finanziarie e politiche dei governi ospitanti. I porti conferiscono, inoltre, anche vantaggi militari: raccolta indiretta di informazioni ed estensione delle linee di rifornimento necessarie per supportare le operazioni navali globali. Diverse fonti militari suggeriscono che le navi abbastanza grandi da trasportare da 14.000 a 24.000 container siano facilmente convertibili in ponti di volo e praticamente inaffondabili. I container possono trasportare armi, elettronica e apparecchiature di comunicazione e di spionaggio

COSCO è il membro dominante della Ocean Alliance, uno dei tre consorzi di condivisione delle navi che gestiscono la capacità di spedizione globale. Il partner principale di COSCO è la compagnia di navigazione francese CMA CGM, che nel 2015 ha ricevuto circa 1 miliardo di dollari di sostegno finanziario statale cinese. Il principale operatore portuale di Singapore, PSA International Pte. Ltd., si affida in via pressoché esclusiva a COSCO per il volume dei container che fluisce dalle vie di collegamento terrestri e marittimi dal cuore industriale della Cina ai terminal di Singapore, dove PSA opera di concerto con la filiale portuale di COSCO per consolidare il carico sulle mega-navi che viaggiano verso l’UE e gli USA. L’alleanza COSCO-PSA è stata forgiata nel 2003, quando PSA ha permesso a una società predecessore di COSCO di acquisire una partecipazione del 49% di un terminale di proprietà di PSA, era la prima volta che un’impresa straniera veniva autorizzata a investire negli ormeggi del porto di Singapore.

Perché è importante questa alleanza COSCO-PSA? 

Mediante una società di investimento chiamata Temasek Holdings, Il governo di Singapore è l’unico proprietario di PSA, che gestisce il porto di Anversa, e nell’agosto 2019 ha acquistato il contratto per gestire il porto di Halifax, in Nuova Scozia, e Penn Terminals a Philadelphia. Estendendo ulteriormente i tentacoli cinesi su Europa e America. In questa parte di mondo, a preoccupare, è soprattutto l’Italia.

La vulnerabilità dell’Italia al potere cinese solleva preoccupazioni per la sicurezza delle basi USA e NATO sul nostro territorio nazionale. Durante un’intervista ad Atene, il segretario di Stato Mike Pompeo ha affermato che quelle strutture erano sicure, ma che la situazione richiedeva un attento monitoraggio. L’UE è un obiettivo importante per le ambizioni globali della Cina. L’Unione Europea è sede di vaste competenze scientifiche e biotecnologiche, ma il motivo principale per dominare l’UE è il Mediterraneo, la fonte dei valori alla base della civiltà occidentale, come la libertà religiosa, il governo rappresentativo e il rispetto per gli individui. La Cina vuole sostituire quei valori. L’UE si trova nell’estrema penisola dell’Eurasia, che alcuni teorici militari cinesi vedono come “un’isola del mondo” che deve essere catturata per organizzare la campagna finale contro gli Stati Uniti e l’ordine di Westfalia.

Gli articoli apparsi media statali cinesi affermano, chiaramente, che la Cina cerca di costruire “una comunità di futuro condiviso per tutta l’umanità”. Ma la versione della “globalizzazione con caratteristiche cinesi” che si sta sviluppando in Italia è un futuro oscuro che nessun Paese vuole (e deve) condividere.

Davide Cavaliere 

L’AUTORE

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”.


Un commento su “L’IMPERIALISMO CINESE IN ITALIA E IN EUROPA – (di Davide Cavaliere)

  1. E pensare che per rompere il giocattolo ai cinoidi basta mettere un tappo a Suez… incredibile, a pensarci.

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