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L’EDITORIALE – LA POLONIA CONTRO L’EUGENETICA DEGLI “UMANITARI” A DANNO DEI DISABILI (di Davide Cavaliere)

Giovedì 22 ottobre la Corte costituzionale polacca ha stabilito che l’aborto per gravi malformazione del feto viola la Costituzione, lasciando aperta la possibilità di interrompere la gravidanza solo in tre casi: stupro, incesto e pericolo di vita per la madre.

Dunja Mijatović, commissario per i “diritti umani” del Consiglio d’Europa, ha commentato su Twitter – proprio così, su Twitter – la sentenza affermando che è un “giorno triste per i diritti delle donne”. Indubbiamente, si dovrebbe invece dire che è un giorno felice per i diritti dei disabili, che sono protetti da una Carta internazionale che tutti fanno finta di non conoscere.

La presidente della Corte costituzionale polacca, Julia Przylebska, ha parlato di “pratiche eugenetiche” per motivare la sentenza che limita l’accesso all’aborto in caso di malformazioni del feto. Come tutti sanno, l’eugenetica non è scomparsa dall’Europa con la sconfitta del nazismo, ma è ritornata sotto forma di “umanitarismo” e “diritti individuali”.

In questo Occidente che sforna diritti, non c’è spazio per i bambini con disabilità. Li stiamo eliminando, soprattutto quelli affetti da Sindrome di Down. In Inghilterra e in Islanda non ne nasce più nessuno. In Spagna, siamo al 95 per cento di feti con sospetta sindrome di Down abortiti e, similmente, in Francia. Il  medesimo trattamento viene riservato ai piccoli con la spina dorsale bifida.

L’articolo uno della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità si propone di: “Promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità”. Con l’aborto selettivo per malati e malformati non si rispetta alcuna dignità, anzi si rifiuta il concetto di “intrinseca dignità” e li si tratta come scorie cellulari.

Nell’Europa dei diritti per tutti, nel 2006, è stato approvato il famigerato “Protocollo di Groningen” sull’eutanasia infantile. Secondo il “New England Journal of Medicine”, dei 200.000 bambini nati in Olanda ogni anno, circa 1000 muoiono nel primo anno di vita. Per circa 600 di questi neonati, il decesso è preceduto da una decisione medica sul fine vita

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Il prof. Verhagen, citando un suo studio di 22 casi di neonati affetti da spina bifida e uccisi secondo i criteri enunciati dal protocollo olandese, presenta una tabella davvero disturbante. Dei 22 infanti, tutti sono stati soppressi per la “qualità di vita estremamente bassa”, riedizione umanitaria delle “vite non più degne di essere vissute” viene spontaneo chiedersi se, in futuro, anche i figli dei poveri rientreranno nella suddetta definizione – e per una “prevista mancanza di autosufficienza” – i paraplegici, tetraplegici, i bisognosi di ventilazione meccanica saranno eliminati?. 18 casi presentavano una “prevista incapacità di comunicare” – gli autistici sono, dunque, sopprimibili? 17 una “supposta dipendenza dall’ospedale” – e chi è in dialisi, o malato di cancro? Spaventoso l’ultimo dato: 13 di loro avevano una “lunga aspettativa di vita”. In quest’ultimo caso, per rendere meno rilevante la cosa, il prof. Verhagen specifica che “il peso delle altre considerazioni è maggiore quando l’aspettativa di vita è lunga in un paziente che soffre”.

Eppure, Jeffrey Tate era uno dei più grandi direttori d’orchestra, ma dirigeva da seduto a causa della spina bifida. Come Yitzhak Perlman, uno dei più noti violinisti mai esistiti. Thomas Quasthoff è uno dei più famosi baritoni al mondo, pur essendo alto come un bambino e non avendo praticamente braccia. E Michel Petrucciani, il grande pianista jazz, era affetto da “Sindrome delle ossa di cristallo”, ovvero l’osteogenesi imperfetta, che lo rendeva alto un metro.

È possibile che, in futuro, i criteri diagnostici e gli screening embrionali possano diventare sempre più precisi: considereremo Lebensunwertes Leben anche quelle dei miopi, dei sordi e dei claudicanti?

La distopia che verrà non sarà quella del Il racconto dell’ancella, bensì quella narrata da Walker Percy ne La sindrome di Thanatos, dove a colpi di medicina si è eliminata la disabilità, l’angoscia, il senso del male e, in definitiva, la stessa idea di “umano”. Il coprotagonista, un prete, dichiara: “Sei un membro della prima generazione di medici nella storia della medicina che ha voltato le spalle al giuramento di Ippocrate e ucciso milioni di anziani inutili, bambini non ancora nati, bambini malformati, per il bene dell’umanità – e lo fai senza un solo mormorio da parte di uno di voi. Non una sola lettera di protesta al New England Journal of Medicine. Sai cosa finirai per fare? Finirai per uccidere ebrei”.

Dopotutto, prima della “Soluzione finale” non venne Aktion T4, il piano di eutanasia coatta? Quando si stabiliscono astratti e generali principi di “qualità della vita”, si arriva alla morte industriale. Al momento, a crepare sono i più deboli – quando toccherà a chi non rientra nei canoni estetici del momento? Dal momento in cui si stabilisce che certe categorie possono essere eliminate, nessuno è più al sicuro.

                         Davide Cavaliere

L’AUTORE

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”. 

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