SCANZI E’ IL GIORNALISMO CHE CI FA RIBREZZO. MA NON SI SCONFIGGE COL FANGO (di Franco Marino)
Potrà suonare come una vanteria ma di proposte di partecipare a qualche talk ne ho avute non poche e le ho sempre tutte sistematicamente rifiutate. Le ragioni sono molteplici ma quella decisiva è una: sono una persona patologicamente e parossisticamente riservata che, nell’era dei grandi fratelli, ha l’ambizione – per ora pienamente e felicemente realizzata – di essere un signor nessuno.
Esporsi mediaticamente – laddove sono assolutamente certo che uno come me si affermerebbe senza problemi – comporterebbe anche il lato B della medaglia e cioè sopportare intrusioni nella mia vita privata che ho sempre rifiutato. Basterebbe una parola fuori posto e dalle truppe cammellate dell’una o dell’altra fazione partirebbe la macchina del fango che poi, specie nel mio caso, coinvolgerebbe persone che non c’entrano nulla.
Non è che io ne abbia paura. E’ che non voglio avere la tentazione di pagare qualche sicario per ammazzare qualcuno che, solo perchè non gli piace ciò che scrivo, pensa bene di tirare fuori qualche scheletro nel mio armadio.
Questo porta a Scanzi. Che, lo dirò in premessa, mi fa autenticamente ribrezzo. Come giornalista e come personaggio, sebbene molti mi dicano che dal vivo Scanzi sia profondamente diverso sul piano umano da come appare. Non conoscendolo, sospendo il giudizio sulla persona e rimane quello sul personaggio. Che per me, è l’antitesi del giornalismo, è il simbolo del degrado culturale di questo paese. Il giorno in cui smettesse di scrivere uno come lui, per questo paese sarebbe una vittoria.
Ma ciò non significa che si debbano approvare le scorrettezze dei suoi avversari.
Esiste nel dibattito pubblico un brutto vizio: non separare il principio dalla persona. Di questo vizio, è campionessa la sinistra che ha ridotto alcune fondamentali battaglie civili e sociali a pura dialettica politica. E’ quel fenomeno per cui se qualcuno osa fare una critica alla Boldrini, viene accusato di sessismo mentre sulla Meloni, sulla Totolo, sulla povera Santelli e prima di costoro sulla Carfagna, è stato detto di tutto da quella stessa moralistica sinistra poi pronta a saltare alla gola dei suoi avversari.
Qualche volta però si vede pure a destra.
La trama della querelle Scanzi è semplice. Il nostro è stato pizzicato dal Primato Nazionale mentre con la sua BMW parcheggiava in uno spazio riservato ai disabili. Tramite la targa, si è risalito al proprietario dell’auto che, a quanto riferisce il giornale diretto da Scianca, è di proprietà del giornalista aretino. Per ammissione del giornale stesso, non sono state verificate alcune informazioni. Non si è verificato se per esempio il passeggero disponesse di un regolare permesso magari relativo al padre Luciano Scanzi, anche lui scrittore, che, da quanto risulta, pare – e ciò ci dispiace – che non stia molto bene.
Non è stato nemmeno verificato se alla guida fosse davvero Scanzi, che potrebbe aver prestato la sua auto a qualcuno. La mia, per esempio, è ancora intestata al fu mio padre, anche se a breve passerà a me.
Su queste basi, imbastire una campagna denigratoria su di lui, non è una cosa corretta. Scrivo per Il Detonatore e a breve fonderò una rivista mia. Il giorno in cui dovessi avere qualche informazione che sputtani qualche avversario o nemico, cercherò prima di ascoltare la sua versione dei fatti e poi, solo poi, pubblicherei la notizia. Dati alla mano, l’unica cosa che esce fuori è che Scanzi ha commesso una brutta infrazione automobilistica. Che nulla toglierebbe peraltro alla credibilità di Scanzi come giornalista e nulla darebbe ai suoi avversari. Infatti i suoi fan, che lo amano incondizionatamente, sicuramente si schiererebbero dalla sua parte, i suoi nemici gli spaccherebbero volentieri la faccia e alla fine si cadrebbe nello stesso giornalismo spazzatura che Scanzi ammannisce al popolo bue da tanti anni, fatto di insulto, dileggio dell’avversario, dossieraggi, e quanto più mi fa schifo del giornalismo italiano.
Ma la lotta a questo giornalismo non si vince facendo le stesse cose che fanno coloro che di questo giornalismo sono venditori e clienti e cioè a colpi di fango. La diversità antropologica che c’è tra una persona perbene e Scanzi sta nel fatto che una persona perbene potrebbe dirgli le cose peggiori sulle tante stronzate che scrive, rimanendo sull’argomento mentre lui probabilmente risponderebbe tirando fuori il passato del suo interlocutore. Come ha già fatto con Renzi, Salvini e altri.
Fare le stesse cose, significherebbe scendere al suo livello. Scanzi non si sconfigge con questi colpi bassi. Le porcherie che questo signore dice da mane a sera, su tutti quelli che non gli vanno a genio, sono sufficienti ad allontanare le persone ragionevoli. Mentre per il popolo bue, Scanzi ha già pronta la sua spiegazione sulla sua vicenda che umilierà Il Primato Nazionale. Giornale di primissima qualità, con un rosario di inchieste realizzate dalla fantastica Francesca Totolo, diretto da una penna di valore come Scianca. Che però, succube di un’evidente disparità di audience, subirà, come da prassi, l’accusa di “aggressione fascista”.
La diversità di noi antisistema rispetto a Scanzi è anzitutto antropologica e poi politica. Il giornalista aretino, se leggesse questo articolo sul Detonatore, lo umilierebbe vantando i suoi numeri e il suo successo. E purtroppo avrebbe ragione. Noi non abbiamo il suo successo. Ma nel contempo siamo fieri di non essere come lui e di averlo dimostrato in questo articolo. Di esprimergli il nostro disprezzo professionale ma di condannare la macchina del fango. Anche e soprattutto quando colpisce chi, sul fango, ha costruito la sua immagine e la sua carriera.
E questo, almeno per ora, ci basta.
FRANCO MARINO