L’EDITORIALE – BUON ANNIVERSARIO DANTE, MA LA CULTURA HA PERSO (di Matteo Fais)
Proviamo a fare un esperimento mentale. Immaginiamo che Dante torni tra noi nel 2021, anno in cui ricade il settecentesimo anniversario dalla sua morte. Posso figurarmi la gioia nello scoprire di essere studiato in tutte le scuole del Regno e anche ben oltre i confini del suo Paese. Posso altresì figurarmelo che osserva gli studenti e scopre, dopo neanche dieci minuti di lezione sulla sua opera, che i ragazzi sbuffano, guardano fuori dalla finestra e si scaccolano, mentre si parla di lui.
Povero, povero poeta. Me lo vedo che osserva un escremento umano seduto in quarta fila. Il pischello è magro, dal fisico vagamente indefinito – non è ancora un uomo, ma non è neppure più un bimbo. Ha i lati della testa completamente rasati e un’isoletta di capelli che gli galleggia sulla testa come un grosso fecaloma in un pozzo nero. L’autore di Vita Nuova lo scruta tra ribrezzo e disgusto. Si sofferma sulle sue braccia, oscenamente tatuate. Si domanda come uno possa ricoprirsi di scritte idiote ovunque, per esempio sul collo o dietro le orecchie.
Frattanto, il professore – un’aria più da bottegaio mancato che da amante della poesia – sta leggendo i suoi versi. Persino l’autore, a sentirsi recitato da quella voce atona da burocrate, si trova triste, patetico, forzato. Il suo sguardo si riposa dunque sul giovane. Dante trova proprio che il tizio abbia un’aria da fesso. Lo sente che sussurra con il suo compagno di banco – un tizio fondamentalmente identico al suo sodale. “Ceee, zio, ma tipo io, secondo te, sono venuto qui per rompermi le palle a sentire sta roba preistorica?”. La tentazione dello scrittore, a sentirsi criticare dal giovinetto, è di entrare in scena e prenderlo a calci nel culo, ma lascia perdere – è Dante, in fin dei conti, mica Bukowski.
Posa dunque i suoi occhi su una ragazzetta biondina che, mentre il professore spiega, sta scrivendo su uno strano strumento che lui ignora e che è a noi noto come smartphone. Colpito dalla leggiadria della bella figura, volge gli occhi allo schermo del cellulare, chiedendosi se la dolce fanciulla non sia una poetessa, la quale ha trovato ispirazione nelle sue solenni terzine. Al che, il povero poeta incappa nel peggior cumulo di orrori lessicali e grammaticali che ci possa essere. La giovane ignora palesemente, peraltro, ciò che si è soliti chiamare “segni di interpunzione”.
Ed è così che persino il poeta dei poeti scopre dell’esistenza di Instagram e, nella fattispecie, vede che la ragazza sta rispondendo a un commento di qualche morto di figa che aveva scritto delle oscenità sotto una sua foto in perizoma. Il caro Dante apprende così che le donne angelicate non esistono più e forse non sono mai esistite.
Scrutando ancora con attenzione, l’autore potrebbe scoprire che le giovani sembrano tutte attratte dall’idea di diventare come un’altra ragazza che imperversa sempre sul social, tale Chiara Ferragni. Possiamo immaginare il suo sguardo alla vista del marito di questa, Fedez, in tutto e per tutto identico al ragazzo che prima l’aveva tanto indignato. Poco ma sicuro, il suo Inferno comincerà ad apparirgli meno spaventoso della nuova realtà che si trova di fronte…
Scherzi a parte, al netto delle battute, realmente è questo ciò che si presenterebbe all’autore della Commedia: decadenza e stupidità, un mondo in cui uno dei suoi più grandi studiosi guadagna certamente meno di un’influencer e una scuola che fa solo finta di riconoscere un giusto spazio all’operato di quelli come lui. Morale della favola: potremmo pure fare a meno di tutti gli ipocriti festeggiamenti. Questo non è più il Paese di Dante, ma di Chiara Ferragni. Persino la Patria da lui sognata oggi è una bestemmia per i progressisti. Tra qualche anno, poi, poco ma sicuro, molti suoi versi saranno banditi a causa delle posizioni espresse contro l’islam. Ma quali festeggiamenti e commemorazioni! Qui bisognerebbe suonare le campane a lutto: dopo settecento anni, Dante è morto per l’eternità.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. .