Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LIBERIAMO I MEDIA DA SOROS (di Franco Marino)

Chiunque ieri sera avesse avuto la ventura di premere il tasto uno del telecomando per connettersi con Ballando con le stelle avrà notato la triste involuzione di un programma che nato per essere un varietà di ballo, un bel programma, è stato politicizzato, riempito di casi umani, riempendolo di personaggi notoriamente simpatizzanti della dottrina multiculturale e gaia che, non capendone nulla di ballo – avendo in vita propria al massimo praticato il ballo del qua qua – giudicano i concorrenti in base alla propria appartenenza ideologica.

D’accordo, Alessandra Mussolini non è Carla Fracci come non lo era la Di Girolamo l’anno scorso. Ma questo ad una giuria composta da gente che ha costruito la propria carriera sulla critica ma non sulla pratica non interessa nulla. In realtà, entrambe pagano il proprio pedigree. La Mussolini sconta il suo fragoroso e ingombrante cognome, di cui ovviamente non ha colpa (non è che se l’ovulo di mamma Maria Scicolone è stato fecondato dallo spermatozoo di papà Romano Mussolini e poi ambedue l’hanno riconosciuta, la colpa sia di Alessandra) la Di Girolamo le sue origini politiche.
Per il resto, neri, gay e trans sono sempre i più votati, in ogni talent-show, in un meccanismo che svilisce anzitutto chi lotta davvero per questi diritti, che rischia di andare incontro, mano mano che si inasprisce la propaganda, ad una pericolosissima reazione da parte di chi, pur non essendo nè omofobo nè razzista, non ce la fa più ad essere alluvionato da questa perenne propaganda.


Ha ragione Mario Adinolfi. La RAI, anzi la GAI, è divenuta la dependance dell’ARCIGAY e non c’è giorno che Dio mandi in terra che Gaiuno, Gaidue e Gaitre non presentino uno spot in favore di gay e immigrati, in una deriva che più che radical chic, ormai sembra radical kitsch.
Siamo ormai in piena propaganda, in un regime tirannico che non fa sconti a nessuno come purtroppo la povera Lorella Cuccarini, rea di aver una propria visione della vita e della realtà, ha imparato a sue spese.
E mentre ci si chiede che fine abbia fatto Marcello Foa, se sia complice oppure se gli abbiano minacciato qualche familiare, si pone sempre più lampante un problema ormai non più procrastinabile.
Dobbiamo liberare i media dalla tirannia del regime mondialista, prima che definirsi patrioti ed eterosessuali diventi un reato punibile con la pena di morte.

FRANCO MARINO

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