SUPREMATISMO NERO E BIANCO: DUE FRUTTI AVVELENATI DEL PROGRESSISMO SCIENTISTA (di Andrea Sartori)
“L’uomo bianco è il diavolo” questa frase di Malcolm X, qualora fosse stata riferita a esponenti di altre etnie, sarebbe stata considerata nazista. Invece, oggi, questa ed altre simili sono considerate normali. Perciò si può affermare che, oramai, siamo in presenza di qualcosa che potremmo definire col termine di afronazismo,o suprematismo nero, che purtroppo si sta già manifestando in forma violenta.
La prima, vera manifestazione di questa forma di razzismo rovesciato si è avuta in Sudafrica, dove c’è stata, negli ultimi anni, un’autentica strage di bianchi nei cosiddetti assalti alle fattorie. È stato il leader del partito marxista-leninista sudfafricano, Black First Land First, Andile Mngxitama a dire, in un raduno nel dicembre 2018, “Uccideremo tutti i bianchi insieme ai loro figli, le loro donne, i loro cani, i loro gatti e tutto ciò che troveremo sulla nostra strada“ (https://www.africa-express.info/2018/12/16/deputato-sudafricano-uccideremo-tutti-i-bianchi-i-loro-figli-le-loro-donne-e-anche-i-loro-animali/). Immaginate se un bianco avesse pronunciato una frase del genere. Giustamente, si sarebbe gridato al razzismo e al suprematismo. Purtroppo, alla faccia della riconciliazione predicata da Nelson Mandela, i neri sudafricani sono passati dalle parole ai fatti, uccidendo a colpi di machete migliaia di persone dal diverso colore della pelle. I dato forniti dalla South African Human Rights Commission, istituita da Nelson Mandela, parlano di ben 2500 attacchi, già nel 2010.
Quel che accade in Sudafrica si è ora riproposto negli Stati Uniti d’America, a causa del movimento suprematista Black Lives Matter. È di questi giorni la notizia della tragica fine di Jake Gardner, veterano e disabile della guerra in Iraq, reo di aver difeso il suo bar di Omaha da un attacco omicida di alcuni manifestanti. Il procuratore distrettuale, il quale aveva stabilito che Gardner avesse agito per legittima difesa, subisce una pressione tale, condita anche da minacce di morte, che alla fine cede. Il caso va incontro a una revisione esterna da parte del procuratore speciale Frederick Franklin, membro di un’associazione di soli afroamericani: Gardner viene giudicato colpevole. Solo, senza un lavoro e senza soldi per pagarsi la cauzione, Gardner si toglie la vita.
Questi sono solo i casi più ecclatanti, ma ricordiamo anche altri segnali apparentemente “insignificanti”: le nuove direttive di Hollywood sull’inclusività; la rimozione del nome di Lovecraft dall’intitolazione del World Fantasy Award, per via della sua antipatia verso gli afroamericani; la risibile polemica sulla parola negro, che in lingua italiana non ha mai avuto alcuna connotazione razzista (a meno di non considerare razzista la canzone “i Watussi” di Edoardo Vianello); la rimozione della n word dal romanzo antischiavista Le avventure di Huckleberry Finn, di Mark Twain; la censura su Via col Vento.
Se il nazismo classico e il suprematismo bianco si basavano su una presunta superiorità bianca, legata a testi illuministi, scientisti e positivisti, da Voltaire in avanti (il razzismo nasce con l’Illuminismo che cercava di spiegare scientificamente la presunta inferiorità dei popoli africani che il venerato maestro degli anticlericali Voltaire paragonava alle scimmie), l’afronazismo e il suprematismo nero si basano sul vittimismo e sulla colpevolizzazione di persone che, stando a questa logica, dovrebbero pagare per le colpe dei loro antenati.
È l’assurda dittatura delle minoranze, altrettanto sbagliata e criminale di quella delle maggioranze. Una dittatura che arriva a crocifiggere George R.R. Martin, solo per aver citato Lovecraft in un festival della letteratura fantastica, o J.K. Rowling per aver detto un’ovvietà, ovvero che le donne sono donne.
E, se non ti allinei, sei un uomo morto. BLM e movimenti simili sono evidentemente l’altra faccia del KKK, con un’ossessione per il colore della pelle e per la razza che traccia un inquietante parallelo con nefasti personaggi del Novecento. Alcuni passi dell’autobiografia di Malcolm X paiono tratti dal Mein Kampf, solo in versione afro. Un’ossessione per la razza del tutto sconosciuta in età antica e nell’ “oscuro” Medioevo, ma che emerge con il pensiero scientista anglo-francese post-illuminista, da Voltaire a Houston Stewart Chamberlain,passando per il conte di Gobineau,sino ad arrivare ad un totem per tutti gli scientisti: Charles Darwin. L’afronazismo è la reazione al suprematismo classico: due mali speculari, due frutti avvelenati del progressismo scientista.
Andrea Sartori
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L’AUTORE
Andrea Sartori è nato a Vigevano il 20 febbraio 1977. Laureato in Lettere Antiche presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha vissuto a Mosca dal 2015 al 2019 insegnando italiano e collaborando con l’Università Sechenov. Attualmente collabora presso il settimanale “L’Informatore Vigevanese”. Ha pubblicato con IBUC i romanzi Dionisie. La prima inchiesta di Timandro il Cane (2016) e L’Oscura Fabbrica del Duomo (2019) e, con Amazon, Maria. L’Eterno Femminino (2020)