Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – I TUOI ATTACCHI DI PANICO, L’ANSIA E LA DEPRESSIONE NECESSITANO REALMENTE DI CURE? (di Matteo Fais)

La crescente depressione diffusa è certamente il risultato di alcune condizioni che esistono nella società attuale. Ma invece di rimuovere le condizioni che portano a essa, la società moderna dà alla gente gli antidepressivi.

Theodore J. Kaczinsky, LA SOCIETÀ INDUSTRIALE E IL SUO FUTURO – Il Manifesto di Unabomber (traduzione mia)

Prova a immaginare. Torni a casa, dopo una giornata di lavoro. Suppongo – credo con un buon margine di verosimiglianza – che quest’ultimo non sia particolarmente soddisfacente né remunerativo. Ti dà poco più del tanto per vivere, o meglio per sopravvivere. Varchi la soglia e forse ti senti soffocare. Quantomeno, ti manca l’aria. In compenso, ti aspetta un surgelato che hai tirato fuori stamane, prima di uscire, e che risalderai al microonde.

No, non hai una moglie. Avevi una ragazza, fino a non molti mesi prima – eri un fidanzato di quarantacinque anni. È finita. Perché? Mah, niente di così importante. Noia, tristezza. Forse non ti è mai piaciuta veramente. Sì, avete fatto qualche scopata esaltante all’inizio – ma quale scopata non lo è, dopo che non si tromba magari da un anno?! –, poi tutto si è ridotto a una stanca routine da weekend: l’aperitivo, la pizza con qualche coppia di amici suoi. No, non vi desideravate più. E poi, cosa potevi avere di interessante da raccontarle? Nella tua vita non succede mai niente. Quando tornavate a casa, se non era troppo tardi, potevi sempre proporle una puntata di qualche serie televisiva su Netflix – del resto, l’avevi preso apposta –, nella speranza che alla fine si addormentasse sul divano.

Adesso, sei solo. In casa, non si sente volare una mosca. Alla finestra, vedi le luci degli altri appartamenti. Chissà come va a tutta questa gente che ti abita vicino e neppure conosci? Te lo chiedi, ma in fondo lo sai benissimo. Male, più o meno come a tutti, ma questa non è una grande consolazione: il dolore è tuo. Il fatto è che non è neppure dolore, ma piuttosto l’essersi adagiati quasi inconsapevolmente in una forma di assenza di felicità. Sai che da questo momento in poi non ci saranno più grandi gioie nella tua esistenza, incontri straordinari, notti emozionanti. Come è potuto accadere? Lo ignori. È andata semplicemente come a tanti amici, compagni di scuola, colleghi di lavoro. Sì, qualcuno ha una famiglia, perché a un certo punto si è sentito in dovere di sposarsi, ma lo si vede lontano un miglio che non è felice. Sono uomini come te, il popolo del nuovo millennio.

Ormai Netflix lo guardi da solo e, siccome non riuscivi a dormire, il medico ti ha prescritto del Lexotan, insieme a dei sonniferi. Poi non bastava più e sei passato allo Xanax. Da un po’ di tempo, però, stai pensando di andargli a parlare perché tu comunque sei sempre più insofferente, irritabile, nevrotico, depresso. Hai anche avuto episodi che hai scoperto – su Google, ovviamente, perché tu a chi cazzo puoi parlare di queste cose? – essere attacchi di panico. La domanda che ti stai ponendo è una è una sola: MA IO SONO MALATO?

No, amico mio, non c’è niente che non quadri in te. Anzi, se non avessi di simili sensazioni negative, saresti esattamente quello che il sistema si aspetta da te e su cui fanno fortuna una manica di ciarlatani, gli psichiatri e gli psicologi. È normalissimo che tu ti senta soffocare in un mondo che ti ha confinato in un monolocale la sera e al mattino entro un grande ufficio chiassoso, circondato da persone che non ti dicono niente, senza qualcuno a cui volere bene, dei figli da amare e via elencando. Non sei pazzo, non hai bisogno di farmaci. La tua ansia, l’insonnia, il bruciore di stomaco sono voci che vengono da dentro e che dovresti ascoltare, invece di sopprimerle con le droghe che il Servizio Sanitario ti passa a prezzo agevolato. Non so se lo sai, ma in natura l’animale sopravvive all’attacco del predatore perché il suo corpo sprigiona adrenalina e l’ansia lo pervade.

Non sei tu a essere anormale, ma questo sistema a non essere sano. Netflix è un mezzo di acquiescenza all’esistente, un ansiolitico in episodi che formano una stagione, una serie. Il tuo problema non è psicologico, ma politico. L’uomo non è fatto per muoversi anonimo in un centro commerciale, o in solitudine in un monolocale, per non usare mai il suo corpo a scopi pratici. Personalmente, credo di non aver mai conosciuto qualcuno che soffrisse di un vero e proprio disturbo psichiatrico, ma ne ho incontrati parecchi che pensavano di essere sbagliati perché non avevano una relazione, un lavoro, o se ce li avevano erano insoddisfacenti. La fonte di questo male non era dentro, ma fuori di loro – là fuori.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. A ottobre, sarà nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

2 commenti su “L’EDITORIALE – I TUOI ATTACCHI DI PANICO, L’ANSIA E LA DEPRESSIONE NECESSITANO REALMENTE DI CURE? (di Matteo Fais)

  1. Caro Fais si tratta comunque di agitazione, interiore o esteriore che sia…
    Si, la solitudine c’è. Ma senza di essa poesia personale e musica alla radio sarebbero difficilmente contemplate.
    TV e giornali di regime buttiamoli nel cesso. E viva il tabacco.

  2. Caro Matteo
    hai scritto un pezzo veramente bello e in parte mi ci sono rivisto. Un abbraccio. Pablo Paolo peretti

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