COME IL MONDO GAY STA COSTRUENDO LA SUA TRAPPOLA MORTALE (di Franco Marino)
Lorella Cuccarini è finita nell’occhio del ciclone per un’affermazione secondo la quale ha affermato il diritto di un bambino di avere una madre e un padre.
L’affermazione che sino ad una ventina d’anni fa sarebbe stata considerata una verità tautologica, oggi provoca cacciate dagli studi televisivi, ban senza preavviso dai principali social media, squalifiche sul piano professionale, salvo che la vittima non reciti una puntuale contrizione davanti ad una commissione formata dal vero potere che oggi minaccia la libera espressione e la democrazia: i media. Paradosso singolare ma tant’è.
E pur tuttavia tale affermazione trova un supporter d’eccezione: Madre Natura che ha previsto che un bambino deve avere un padre e una madre.
Una disgrazia priva quel bambino di uno dei due genitori o entrambi? Lo si affida ad un’altra coppia.
Questo dice Madre Natura.
E quando Heather Parisi, storica nemica della Cuccarini, dice che chi è contrario alle adozioni gay è omofobo, afferma una pericolosa ancorchè ridicola scemenza. Anche perchè il mondo gay, immensamente più serio delle correnti ideologiche che si arrogano il diritto di rappresentarlo, sull’argomento non è affatto unito.
Tralasciando le discutibilissime carnevalate messe in atto ad ogni adunanza, si sono fatte sconfinare le proprie pretese in demenziali matrimoni gay – peraltro inutili come lo sono, dalla scoperta del DNA, quelli etero, dal momento che non c’è alcuna legge che vieti a due persone dello stesso o di diverso sesso di tutelare gli interessi del partner – e il delirio è proseguito con adozioni di bambini, teorie gender (per giunta vere e proprie bufale) e altre amenità, in una deriva che non indigna solo l’etero omofobo ma infastidisce anche alcuni appartenenti alla categoria (da Armani a Dolce e Gabbana, passando per Malgioglio, Rupert Everett, Zeffirelli) che a parte rivendicare il proprio diritto alla sessualità più consona ai propri desiderata, non hanno mai preteso di instaurare costrutti palesemente assurdi, finanche condannando gli eccessi del militantismo omosessualista. E che dunque secondo Heather Parisi, in quanto omofobi, odierebbero se stessi. Buono a sapersi.
La Parisi, così, rappresenta l’emblema di come in questi anni le battaglie contro l’omofobia, in una mirabile eterogenesi dei fini, abbiano ottenuto il risultato di scatenarne molta di più di quanto ve ne fosse un tempo.
E questo perchè i militanti gay non si sono limitati a ribadire il diritto – che, lo giuro, per quanto mi riguarda, non mi sono mai sognato di negare loro – di vivere liberamente la propria sessualità o persino di tutelare legalmente la propria volontà di vivere assieme ma sono andati ben oltre.
Non bastasse ciò, la Gaystapo ha contribuito a creare una neolingua e un bipensiero per i quali qualsiasi parola o affermazione non perfettamente combaciante col consentito, genera ritorsioni e censure.
Il risultato è che oggi più che mai i gay vanno incontro ad una pericolosissima omofobia di ritorno. E più che essere colpa loro – non tutti i gay (anzi quasi nessuno) rientrano nello stereotipo sculettante e militante – è colpa di chi ha abusivamente, arbitrariamente e autoreferenzialmente preteso di rappresentarli. Tutto è mirato a creare una corrente di pensiero che giustifichi gli orrendi decreti contro l’omotransfobia che si vedono alle porte.
La questione, intendiamoci bene, non è se sia giusto punire l’omofobia, il che mi vede d’accordo. Bensì cosa, con una legge contro l’omofobia, si vorrebbe in realtà perseguire.
Una legge, in generale, è giusta quando è chiara nell’indicare i fini e dunque comminare le sanzioni, rendendosi poco o nulla interpretabile da chi è chiamato, nelle varie sedi istituzionali – forze dell’ordine, magistratura – ad applicarla. Se, invece, la legge viene resa più o meno volutamente interpretabile, adattabile al singolo caso, tutto quel che accade è che il vero potere si trasferisce presso organi giudiziari che possono interpretarla liberamente in base alle proprie convinzioni.
Se sul dovere di perseguire la contumelia omofobica in sè nessuno avrebbe da ridire – posto che non si capisce perchè sia stato depenalizzato il reato di ingiuria – come la mettiamo invece con quella categoria di persone – e io rivendico il diritto di rientrare in questa – che pone sotto la lente di ingrandimento alcuni discutibili comportamenti della comunità gay o che discute alcune connotazioni ideologiche, tipo che i gay non debbano avere, per questo o per quel motivo, diritto di adottare bambini?
Importantissima nota a margine. Il decreto legge – manco fosse l’emergenza coronavirus – prevede il sequestro o addirittura la CONFISCA di beni di proprietà dell’offensore che si potrebbe, così, ritrovare in un autentico incubo per un insulto omofobico, vedendosi portata via la casa e simili. Tutto ciò ha un senso? Ha senso buttare in mezzo ad una strada qualcuno perchè magari ha offeso qualcun altro ed esporlo ad un processo che potrebbe durare decenni, magari per un insulto che potrebbe benissimo essere inventato dalla vittima?
E allora la domanda sorge spontanea: unendo i vari punti delle varie leggi approvate negli ultimi anni sui diritti civili e che detengono come caratteristica comune quello di essere molto ambigue; di prevedere sequestri e confische dei beni PRIMA che si discuta la causa; l’affidamento alla magistratura, cioè un organo che – caso unico al mondo – non risponde A NESSUNO dei poteri espressione della maggioranza elettorale del momento, di stabilire – magari sulla base di simpatie politiche? – chi ha violato la legge o no; ecco unendo i vari punti non sarà mica che i diritti civili strombazzati dalla stampa siano un pretesto per mettere le mani nel patrimonio degli italiani?
Personalmente io resto convinto che questa rigida stretta contro gli insulti ai danni di specifiche categorie non solo sarà completamente inutile ai fini di combattere un fenomeno senza dubbio deprecabile e tuttavia in fase di attenuazione – chi oggi crede che l’omofobia sia in ascesa forse non ricorda com’era la situazione solo una ventina d’anni fa – ma anzi, produrrà, nella più classica delle eterogenesi dei fini, fortissimi rigurgiti omofobici, stavolta occultati dalla paura. Con i gay che passeranno per essere “quelli che vogliono mettere le mani sui nostri beni”. Aprendo così la strada a nuove persecuzioni.
Niente che, se io fossi gay, mi augurerei.
FRANCO MARINO