UOMO BIANCO NON DIRE “NE@@O” – (di Davide Cavaliere)
“Ne@@o” è la bestemmia del nostro tempo laico, la parola tabù, il sostantivo proibito dalla religione dei diritti umani. Il “ne@@o” lo si può nominare solo con termini edulcorati: “nero”, “scuro”, “afro”, “di colore”. Un trattamento linguistico coi guanti bianchi. In America, i giornali progressisti scrivono “Black” con la maiuscola e “white” con la minuscola.
Il “ne@@o” è l’intoccabile, il semidio, il sacro della nostra epoca. L’africano, soprattutto se immigrato o musulmano, va trattato con deferenza e con un sovrappiù di rispetto. La ragione? Il “ne@@o” è la vittima del bianco. Non importa se siamo nati in Italia e qua la schiavitù non è stata mai fondamentale per la nostra economia. Siamo comunque colpevoli, per il solo fatto di essere bianchi, il nostro peccato è metafisico.
L’antirazzismo e la “ne@@ofilia” non conoscono la responsabilità individuale, la colpevolezza è distribuita a tutti e lungo tutti i secoli. Chiunque di noi, ovunque si trovi, è responsabile davanti al “ne@@o” e alla sua presunta innocenza violata. All’africano dobbiamo qualcosa, abbiamo un debito da ripagare per il solo fatto di essere bianchi come uno schiavista di trecento anni fa.
Rea è la civiltà dei bianchi secondo la fiaba illustrata dagli antirazzisti, dunque ognuno è responsabile dei crimini dei suoi antenati, visto che gode dei benefici dello sfruttamento. Falso. La grandezza della civiltà occidentale non è effetto dello sfruttamento dell’africano. L’Occidente, dunque, non sarebbe superiore per il genio dei popoli bianchi, ma per via della loro brama. Togliere agli occidentali le loro qualità per renderli simili al “ne@@o”, che nonostante i millenni è rimasto ancorato alle sue logiche tribali e claniche, è l’ambizione del razzismo anti-bianco.
“Non sei migliore, sei solo uno sfruttatore e uno schiavista”, questa è la menzogna che gli occidentali devono interiorizzare. Eliminare ogni differenza qualitativa tra Europa e Africa in modo da non turbare la coscienza offesa del “ne@@o”.
Espiare!
Espiare!
Espiare!
Questo devono fare i bianchi. Provare vergogna di sé, invece di gioire della loro storia. Rendere l’europeo superstizioso come l’africano, ma di una superstizione moderna: quella della parola “ne@@o”, la cui pronuncia evoca lo sfruttamento schiavile e coloniale.
Agli occidentali viene ingiunto di “aprirsi” alla diversità, ovvero diventare come il “ne@@o”. Dove non ci sono differenze, dove tutti sono uguali, non ci può essere discriminazione. Dite “ne@@o”, urlatelo, non singhiozzate di fronte allo straniero.
Davide Cavaliere
La cosa tragicomica è che questa menata è un’invenzione tutta bianca, il parto di un manipolo di svantaggiati spirituali (ovviamente americani, e come ti sbagli) a cui è stato purtroppo permesso di diventare voce dominante in tutto l’Occidente.
Gli africani, ossia la stragrande maggioranza dei ne@@i, se parlate loro della tratta degli schiavi si mettono a ridere – vi dicono “e allora? Noi in un modo o nell’altro siamo qui da qualche decina di migliaia di anni, perché dovremmo farci tante menate per una storia che ne è durata trecento ed è finita da un pezzo? Siamo ancora qui, intanto, o no?”
Di rimostranze contro i bianchi ne hanno altre (peraltro anche giustificate) ma credetemi, roba come BLM, “decolonizzare la lingua”, tirare la giù le statue di Colombo, da quelle parti è materiale da varietà del sabato sera – a patto di trovare qualcuno a cui freghi qualcosa.
Il nemico non sono i ne@@i, né qui né laggiù; sono le le belle teste di cazzo che ci siamo cresciuti in casa e che sono diventate un’Idra.