L’EDITORIALE – COME SI PUÒ AVERE FIDUCIA NELL’UMANITÀ, SE LA FERRAGNI HA VENTUNO MILIONI DI FOLLOWER? (di Matteo Fais)
E voi vi chiedete il perché del voto referendario, o di come sia possibile il plebiscito per De Luca? Sapete quanti follower ha la Ferragni? Ventuno milioni. Sapete quanto sono valutate l’insieme delle sue attività? Quaranta milioni di euro. Detto questo, tanto varrebbe spegnere il computer – o forse buttarlo giù dalla finestra – e lasciar perdere.
No, non sto dando la colpa alla famosa influencer, ma a voi. Siete proprio inutili, infimi. Siete il male della terra, la sua entropia. Ventuno milioni di follower e quaranta milioni di euro! Me lo ripeto incredulo. A paragone, persino il successo e il credito di cui godevano i fratelli Bianchi presso la loro comunità mi pare tutto sommato meno folle di quanto pensassi fino a qualche giorno fa.
La Ferragni, oserei dire, è la donna della Storia e la prova che quest’ultima tende a tutto fuorché alla Ragione. Intorno a lei gira più denaro di quanto ne abbiano mai mosso Sartre e Camus, due premi Nobel, messi insieme. Debbo aggiungere altro? Questo è un mondo in mano a ragazzine che postano foto su Instagram e guadagnano milioni, calciatori pagati cifre astronomiche.
Credo che il peggior regime dittatoriale mi risulterebbe più digeribile di questa democrazia. Perlomeno, potrei vivere nell’illusione che il male stia altrove, in quell’individuo che controlla tutti i mezzi di comunicazione, che compra giornalisti e faccendieri vari. Invece no, non ho questo sollievo. Il responsabile è il mio lettore, il ragazzo che al bar mi serve la birra, quello che l’altro giorno mi ha rimesso a posto la serranda del garage, il parrucchiere che mi taglia i capelli. Come posso non detestarli dal profondo delle viscere?
Una massa di stronzi mi sovrasta con il suo gusto idiota e intollerabile, decretando il successo di simili figure, gente senza né arte né parte, esattamente come loro. E li abbiamo mandati a studiare! Questo me lo ripeto ogni giorno sino a farmi venire il vomito. Come può l’umanità aver fallito così miseramente? È vero che non possiamo essere tutti Nietzsche, ma possiamo leggerlo. Più di duemila anni di pensiero e questi sono i risultati.
L’altro giorno è uscito per Bompiani un testo di Albert Camus, Conferenze e discorsi (1937-1958). Stavo proprio leggendo la trascrizione di una sua conferenza del ’45, Difesa dell’intelligenza, quando Google mi ha segnalato, con una notifica, l’articolo del “Corriere” da cui ho tratto i dati sulle finanze della Ferragni. Lo confesso, mi è passata la voglia di leggere – è scesa giù nell’abisso, insieme ai mie ultimi residui di speranza. Ho visto l’assurdo a cui lo scrittore francese ha dedicato tante meravigliose pagine. Era quella ragazza bionda, né brutta né bella, insieme ai suoi follower. Ho invocato Dio chiedendogli di mandare giù un asteroide.
So che loro vinceranno, ma io non mi rassegnerò mai a pensare che tutto questo sia normale. Preferisco crepare.
Matteo Fais
L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. A ottobre, sarà nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Ahahhaha! Meglio ridere, va’. Articolo fantastico. Grazie!
Lo schermo è finzione.
Alla gente piace sognare.
Anche a Lei Fais.
Solo che Lei sogna con l’intelligenza di Camus.
Ciruzzo Scarpuziello sogna con le cosce della Ferragnez.
Il problema è la ripercussione mediatica che da potere alla Ferragnez.
In natura la strategia va al risparmio energetico.
Per questo la gente trova inutile la cultura.
Perché non serve per trombare.
Ma io me ne fotto e mi coltivo lo stesso.
Commento pregnante. E’ opportuno più che mai in questo tempo coltivare ciò che è bene per il bene, e non ciò che è appare bene per il male. Ergo, infischiarsene.