L’EDITORIALE – GENESI DI UNA SCIAGURA (di Davide Cavaliere)
Per Karl Marx, la “struttura” economica di una società, ovvero i concreti rapporti di forza materiali, necessita di una “sovrastruttura”, che legittimi e giustifichi l’impalcatura economica. La “sovrastruttura”, che include la religione, il diritto, l’arte, la letteratura, produce negli oppressi la “falsa coscienza”, ovverosia l’idea che la disuguaglianza sia “naturale” e dunque immutabile. Marx chiama tale distorsione della mente “ideologia”, una versione moderna della caverna di Platone. Se, come affermano Marx ed Engels, l’alterazione ideologica è oggettiva e profonda, come è possibile che un borghese (Marx) e un capitalista (Engels) siano usciti dalla falsa coscienza?
Il problema posto dal tema del rapporto struttura-sovrastruttura non finisce qui, se il “mondo capovolto” ci appare dritto, come è possibile una conoscenza non alterata della realtà?
Marx ed Engels, collocandosi fuori dall’ideologia borghese, non producono una sociologia, cioè una descrizione oggettiva della società, bensì una soteriologia. Essi propongono, come profeti della liberazione, una via d’uscita dalla falsa coscienza, ma non spiegano mai come hanno fatto a chiamarsene fuori.
Il rigido determinismo economico di Marx è stato al centro della critica gramsciana. Antonio Gramsci, attento lettore di Benedetto Croce e dell’idealismo italiano, concepisce il concetto di “egemonia culturale” in opposizione all’economicismo marxista. Il filosofo sviluppa un tema già presente in nuce nella filosofia di Marx, conquistare la sovrastruttura di una società per abbatterne la struttura, lo scheletro economico. Togliere alla borghesia le sue stampelle istituzionali, simboliche, culturali diventa la premessa all’edificazione della società senza classi. Da qui la sua insistenza sociologica sull’idea che ogni ordine sociale sia, essenzialmente, un fenomeno culturale.
Non solo la teoria gramsciana, ma anche l’azione di Lenin capovolge il marxismo classico. La rivoluzione, per Marx, poteva avvenire solo nelle società industrialmente avanzate, come esito dello sviluppo capitalistico. Lenin, al contrario, prima prende il controllo di uno Stato (elemento sovrastrutturale) e poi avvia l’industrializzazione del Paese.
Il marxismo occidentale, come ben sappiamo, ha fatto propria la prassi di conquista dell’egemonia culturale. Abbattere la cultura borghese, considerata patriarcale, eterosessuale, religiosa, autoritaria, che sostiene e legittima il sistema capitalista. Questa è la ragione per cui i neomarxisti hanno concentrato il fuoco della propria critica su temi sociali e culturali invece che economici. Il marxismo occidentale si è contratto nell’odio verso il borghese, come si può ben vedere nelle opere di Adorno, Marcuse, Sartre e Merleau-Ponty.
Il capitalista e il borghese bigotto e ossessionato dal denaro sono stati ritenuti la stessa cosa. Se la lotta di classe non era più possibile perché il proletariato andava imborghesendosi, allora bisognava distruggere i valori borghesi e, di conseguenza, sarebbe venuta giù anche la loro civiltà liberale. Il marxismo perse il proletariato e divenne la critica culturale delle democrazie occidentali, quella critica che avrebbe preparato e ispirato il Sessantotto. Il marxismo diventa “culturale”, ma non tradisce sé stesso perché ha sempre il medesimo obiettivo: la fine delle democrazie liberali e del mercato.
L’errore fu, per l’appunto, l’acritica sovrapposizione fra borghesia e capitalismo. Quest’ultimo si è dispiegato ulteriormente facendo proprio il discorso antiborghese e libertario della sinistra. Il marxismo culturale, però, non va confuso con la società liquida che ha generato. Esso continua a dichiararsi anticapitalista. Black Lives Matter, movimento marxista culturale, mira all’abbattimento del capitalismo, sostiene il saccheggio e la violazione della proprietà privata.
Davide Cavaliere
La critical theory dei ricchi ebrei francofortesi prende avvio dall’ analisi di Gramsci e Lukàcs ed ha in comune l’ odio per la società occidentale. Ma mentre i marxisti culturali propriamente detti volevano l’ abbattimento di ogni riferimento culturale borghese (religione, tradizione, famiglia, istruzione…) solo in vista dell’ avvento del comunismo, da affidare ai proletari “rieducati”, per Adorno e soci il fine è puramente nichilistico, la distruzione della intera civiltà europea, che porteranno a termine le varie minoranze “oppresse”: omosessuali, donne, alloctoni… vista l’ irrecuperabilità della working class.