CHISSENEFREGA DEL REFERENDUM (di Franco Marino)
Sarò sincero. Del referendum prossimo venturo mi interessa soltanto per i soldi che mi prenderò per andare a fare lo scrutatore. Del tema in sè, non mi frega assolutamente nulla.
La malafede è palese da ambo i lati.
Chi vota SI’, si illude che si possa risparmiare qualcosa e che la politica ne guadagnerà in credibilità. Entrambe le cose sono false ma su questo tema ci sono troppi interessi in ballo e quindi, vincendo il SI’, si darà l’ennesimo colpo alla democrazia.
Solo chi non conosce la politica non sa che le vere spese non sono relative ai costi dei parlamentari – e qui parliamo peraltro di cifre relativamente piccole – ma tutti gli staff che sono dietro ad ognuno di essi. Oltretutto, personalmente, a me non è mai fregato nulla di quanto guadagna un parlamentare e di quanti siano. Mi interessa che lavorino bene e facciano gli interessi della gente. A quel punto, per quanto mi riguarda, possono pure prendere centomila euro al mese ed essercene duemila. Così ragiona chi non è affetto da invidia sociale e chi crede che mandando al giro i parlamentari con le pezze al culo si rischi di avere un Parlamento ancor di più alla mercè di lobbisti vari.
Ma è in malafede anche chi propaganda il NO, per le medesime ragioni.
La prima è che i parlamentari, anche vincendo il NO, torneranno a non contare più un cazzo come prima. La seconda è che a salvare la democrazia non sarà certo un’eventuale vittoria del NO perchè essa nel frattempo è stata già colpita mortalmente in altri punti ben più vitali. A tal proposito, qualcuno se lo ricorderà, alcuni mesi fa feci un truculento paragone col Commissario Cattani che, travolto da raffiche di mitra, ovviamente morì. Protestare contro la riduzione dei parlamentari è come lamentarsi di un colpo di mitra al braccio. Fa male certo, ma non come i colpi al cuore e agli altri organi interni. Dunque, lamentarsi del colpo al braccio, mentre stanno travolgendo di pallottole il Commissario Democrazia, non ha molto senso.
Se qualcuno vuole invece indagare sulle vere pallottole che stanno uccidendo la democrazia, potrebbe cominciare, tra le tante, a rivolgersi a chi ha abolito le preferenze. Tutto lo schifo ha preso il volo da lì. Da lì sono iniziati i cambi di bandiera, da lì l’introduzione in Parlamento di mignotte, papponi e ruffiani. Da lì è iniziato il fenomeno della spettacolarizzazione del dibattito pubblico che, sradicato dai territori, si è consegnato nei media mainstream dove vince non chi lavora concretamente per le esigenze della gente, ma chi interpreta al meglio la parte del buffone, tanto ricco di fumo quanto povero di arrosto.
In parole povere, se devo impegnarmi per prendere un giubbotto antiproiettile che copre solo il braccio del Commissario Democrazia, tantovale che me ne stia a casa. O, meglio ancora, a rubare soldi allo stato.
Partecipare a questo dibattito no. E’ insultante della mia intelligenza, poca o tanta che sia.
FRANCO MARINO
Per quel che importa voterò no, conscio dell’inutilità del mio gesto
Spiega meglio la storia delle preferenze, per gentilezza.
Andrò a votare NO per un’unica ragione. L’unica, per me. Fare un dispetto ai 5s.