LA “VERA SINISTRA” NON ESISTE, SONO TUTTE VERSIONI ALTERNATIVE A QUELLA FILOSOVIETICA (di Davide Cavaliere)
Si sente spesso dire che il Partito Democratico non sarebbe “di sinistra”, un po’ come si dice che lo stalinismo non era vero comunismo. Si è diffusa la leggenda secondo cui esisterebbero due sinistre: una buona e pura, impegnata nella difesa dei lavoratori e un’altra cattiva, venduta ai banchieri e al neoliberismo. Potrebbe essere la trama di un libro di successo, “Dottor Rizzo e Mr. Renzi” o qualcosa di simile.
La sinistra veterocomunista affascina anche qualche conservatore. Sicuramente piace ai camerati, poiché le canottiere bianche, le Peroni, le tute blu sporche di grasso hanno una notevole virilità e un ché di ducesco. La sinistra, però, non è solo anticapitalismo e difesa dello stato sociale. Il marxismo-leninismo è solo una delle interpretazioni possibili del pensiero marxista e non è la più vera. Il Partito Democratico e le forze europeiste, ambientaliste, progressiste dell’Occidente sono anch’esse figlie di Marx e non meno del maoismo o del sovietismo. Si tratta di un Marx letto attraverso Marcuse e Nietzsche invece di Lenin, ma si tratta comunque di marxismo. Quanti, fra individui e partiti, si ispirano a quest’ultima formulazione del pensiero di Marx, non rappresentano una “falsa sinistra”, ma solo una sua versione alternativa a quella filosovietica o nostalgica di baffone e delle purghe.
La sinistra del presente, quella che matura in pieno Sessantotto, ha abbandonato il proletariato, il materialismo dialettico, ma ha conservato e sviluppato altre componenti del pensiero marxiano, ad esempio il prometeismo, l’ateismo, lo scientismo, lo spirito messianico e l’escatologia egualitaria. Il pensiero e la prassi della moderna sinistra è un marxismo che ha abbandonato l’analisi economica e la lotta di classe, in favore di una lotta tra maggioranze privilegiate che, consapevolmente e inconsapevolmente, opprimono minoranze svantaggiate. Le suddette minoranze includono: neri, donne, omosessuali, transessuali, immigrati. Non si tratta, necessariamente, di “minoranze” in senso numerico, ma in senso simbolico, cioè di gruppi sociali che non avrebbero accesso a tutte le opportunità offerte dalla società e sarebbero solo formalmente titolari di diritti. Nella loro polemica contro l’integrazione di facciata degli svantaggiati, ricalcano la critica marxista ai “diritti borghesi”.
Il nostrano Partito Democratico, così come i suoi fratelli euroamericani, hanno sostituito la critica della “struttura” economica della società, con una critica della sua “sovrastruttura”: le scuole, le prigioni, i manicomi, le caserme, la famiglia, l’università, il diritto e, infine, l’organizzazione degli spazi pubblici. In loro Marx incontra Foucault, la “microfisica del Potere” e il postmodernismo. Lo sfruttamento economico è solo una delle forme di oppressione, il potere si nasconde in ogni anfratto, intercapedine e intersezione del mondo sociale. L’operaio può essere sfruttato in fabbrica ma sfruttatore patriarcale della moglie; la donna sottomessa al marito compra vestiti fabbricati dai bambini del terzo mondo; l’omosessuale represso dal maschilismo può lavorare per una banca che mette sul lastrico migliaia di lavoratori. L’operaio e il banchiere sono entrambi oppressori dei neri.
Per la nuova sinistra non c’è uno sfruttamento prevalente, ma tante forme di prevaricazione che possono essere superate, e qui entra in gioco il postmodernismo, cambiando il pensiero e il linguaggio che creano la realtà sociale. Se il noumeno, ovvero la realtà in sé, non esiste e hanno domicilio solo i costrutti sociali, allora anche l’oppressione è una costruzione psicosociale. Come smantellarla? Facile, attraverso il controllo del linguaggio, della pubblicità, del cinema, dei simboli, in modo da cambiare gli schemi mentali e porre fine allo sfruttamento. La modifica dei sopra citati strumenti culturali e di produzione del consenso (mass media, scuola, televisione etc), richiede che alla sinistra sia dato tutto il potere, solo così potrà imporre nuovi prismi cognitivi e creare una società senza oppressi.
Come già detto altrove, la società disalienata ed egualitaria della sinistra è pensata come iscritta nel processo storico, come un destino dell’umanità a cui imprimere un’accelerazione. Solo se capiamo questo possiamo intendere una delle frasi preferite dai progressisti: “non possiamo tornare indietro”. Anche questo determinismo storico proviene da Marx. I militanti della sinistra si pensano come creatori di una nuova realtà sociale e avanguardie del progresso.
Ma facciamo un piccolo passo indietro, al 1950, il filosofo marxista Theodore Adorno pubblica uno studio intitolato La personalità autoritaria, dove analizza con categorie psicoanalitiche l’autoritarismo e patologizza sentimenti come il patriottismo e l’attaccamento alla famiglia. Discende dalla studio di Adorno, la tendenza della sinistra contemporanea a trasformare in “fobie” le opinioni dissenzienti. Sulla base di un’interpretazione estesa del saggio di Freud, Il disagio della civiltà, i pensatori neomarxisti e i guru del Sessantotto hanno interpretato la cultura europea come una civiltà malata, “nevrotica”, oppressiva e sessuofobica. I cui prodotti sarebbero stati il fascismo, il colonialismo e il liberismo. Bisogna, pertanto, abbattere la civiltà e liberare le pulsioni creative e dionisiache. Lungi dal creare una società edonista e idilliaca, il marxismo occidentale ha partorito “l’inciviltà” dei costumi, del virtuale, del nichilismo, dei trentenni col monopattino elettrico, della pornografia di massa e di un pensiero dominante e asfissiante. Il capitalismo liquido dominante è un prodotto indiretto della nuova sinistra, che pensava in realtà di abbatterlo distruggendo la borghesia liberale. Uno degli errori teorici del marxismo è stata l’identificazione tra borghesia e capitalismo.
Il comunismo sovietico ha perso, ma il marxismo culturale ha vinto. La sinistra contemporanea è l’espressione di una specifica lettura dei classici di Marx, non una “falsa” sinistra, ma una sinistra vittoriosa che ha realizzato un progetto: abbattere tutto quello che considerava oppressione.
Davide Cavaliere
Chapeau!