MEGLIO BRIATORE, SE L’ALTERNATIVA SONO I SINISTRI ODIATORI (di Davide Cavaliere)
Flavio Briatore è spesso odioso. Ha l’atteggiamento peculiare dei vecchi cuneesi arricchiti, forse dei vecchi parvenu di ogni latitudine, quel misto di arroganza, saccenza, presunzione d’essere maestri di vita e di lavoro. Hanno la strafottenza dei ricchi senza un briciolo di classe, la prepotenza pecuniaria sintetizzabile nella frase “se voglio mi compro anche il tuo culo“.
No, Briatore proprio non mi piace, se fossi milionario non sprecherei il mio denaro in quelle strutture kitsch e dozzinali che sono i suoi Billionaire, i cui tendaggi dorati possono mandare in estasi solo poveri di spirito con le tasche piene di soldi e la calotta cranica ricolma di nulla. Poi, è un sostenitore dell’inglese coatto e commerciale. Butterebbe a mare le opere di Gadda per rimpiazzarle con il “globish”, il dialetto internazionale dell’impresa.
Per giorni si è detto che il canuto Flavio fosse ricoverato in ospedale a causa dell’infezione da Coronavirus (in realtà si trattava di una prostatite) e, quasi immediatamente, la cloaca della Rete si è messa a ribollire, lanciando sull’imprenditore strali decisamente peggiori della sua persona. Qualcuna, trattasi di una donna, ha scritto che Briatore sarebbe un “pedofilo” per via della fidanzata diciannovenne. Ora, fatto salvo l’uso improprio del termine “pedofilo”, il padre dei Billionaire sarà libero di amoreggiare con chi vuole, soprattutto se si tratta di ragazze maggiorenni? Briatore non circuisce nessuna donna, sono semmai loro che vanno da lui e corrono alla sua pacchiana corte in virtù del suo denaro.
Cari moralisti italici e italioti, miei connazionali mio malgrado, fin dall’antichità esistono uomini e donne attratti dal potere del denaro, dal lusso, dalle gretta materia scintillante ricchezza. Non stupitevi se una diciannovenne preferisce il cospicuo conto in banca di un vecchio all’amore di un coetaneo povero. Il mondo non è una fiaba Disney, le principesse non sposano i garzoni.
Aveva ragione Montanelli, se un italiano vede un altro italiano a bordo di una Ferrari, non pensa a come guadagnarsela a sua volta, ma a quando potrebbe presentarsi l’occasione propizia per bucargli le gomme. Secoli di pauperismo cattocomunista si fanno sentire, si palesarono alla morte di Marco Biagi, a quella di Sergio Marchionne e, oggi, di fronte alla malattia del vecchio cuneese. Sono sicuro che Briatore sopravvivrà, non tanto alla malattia, quanto a una sinistra malata, moralmente corrotta, abbarbicata all’odio, all’invidia sociale e alla lotta di classe. Sarà pure di cattivo gusto, ma con le sue attività ha fatto bene all’Italia più delle mille leggine sul lavoro dei democratici e dei cinquestelle, che hanno mutato la nostra economia un gioco a punti, con bonus dietro ogni casella. In una nazione statalista, moraleggiante, corporativa, che tassa le merendine, gonfia le tasche di Fazio, inserisce il canone RAI in bolletta, perpetua il finanziamento pubblico alla stampa, distribuisce prebende e vitalizi a più non posso, beh, allora meglio Briatore.
Davide Cavaliere