Il Detonatore

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L’EDITORIALE – CONTRO L’ESTATE: ELOGIO DELL’INVERNO (di Davide Cavaliere)

L’estate è la stagione più amata, attesa e festeggiata. Dopotutto, è la fase del caldo, del mare, delle dune di sabbia, delle vacanze, delle canzonette spensierate, della preoccupazione fasulla per la «prova costume», dei cocktail e delle prescrizioni per rimanere idratati, non farsi cogliere da inaspettati colpi di calore e godersi il tumulto assolato con le cellule ben irrorate d’acqua. Sembra quasi ridicolo che nel 2020 si debba intimare di non uscire all’una di pomeriggio per le strade arroventate e tremolanti, quando il sole è allo zenit e non esiste più l’ombra. 

L’estate è il mezzogiorno del mondo, conserva una sua poesia che intreccia il profumo della santoreggia all’ombra delle piante di bergamotto; le numerose variazioni di vento e il caldo appiccicoso della pianura, dove proliferano le zanzare, portatrici di insonnia e prurito. L’estate è una stagione leggera, rilassata, la «meno dolente» per Vincenzo Cardarelli. La sua spensieratezza confina con la frivolezza e spesso vi sconfina. Quando travalica diventa radiofonica, spiaggistica, incolonnata sull’Aurelia o ballerina nei villaggi marittimi ricolmi di anziani e famiglie. L’estate con l’eterna macarena, i battiti di mille corazón rallegrati, il ciac-ciac delle infradito, la puzza di frittura di pesce, i Los del río e Baby K. Tutto induce al divertimento coatto e acefalo. La sua leggerezza è anche la sua insopportabilità. 

Bisognerebbe rivalutare la stagione più bistrattata: l’inverno. Il polo freddo delle stagioni, un tratto radicale del loro circolo. Nonostante il Natale, l’inverno conserva una profondità sconosciuta all’estate. Le pubblicità festive non scalfiscono la sua magia gelida. L’inverno è da sempre associato a un evento fondamentale dell’esistenza umana: la morte. Ma si tratta di una grossolana semplificazione, nel corso dell’inverno possiamo avvertire il ritorno del calore. Gli alberi mostrano i loro rami nudi, ma nello stesso tempo spuntano gli steli delle orchidee, i mandarini giungono a maturazione, fioriscono le camelie e i narcisi. Il cielo si fa limpido e il movimento delle stelle, lontane infiorescenze di ghiaccio, diventa ben visibile. L’inverno è conviviale e familiare, il freddo induce gli uomini e le donne a riunirsi intorno ai camini, ai caminetti, alle tavole, a fuochi accesi nella notte. Coi volti levigati dal gelo raccontano, parlano, cantano, mangiano e ridono e l’alcol accende i nasi di furori rossi.

Fuori, intanto, il bianco candido della neve assorbe i colori tutt’intorno, rimane solo il velo albuminoso sceso a coprire le foreste, i campi, i prati, le città, i paesi, le tombe. Accanto alla fiamma che ondeggia, al crepitare del fuoco, alla legna secca che diventa cenere, l’uomo sogna e fantastica. Lo insegna Gaston Bachelard. Forse per questa ragione le terre del nord pullulano di leggende e creature mitiche: elfi, folletti, fate, gnomi… il fuoco scinde le ombre e le fa ondeggiare. Il freddo permette fantasticherie che il chiasso dell’estate non accorda.

La neve, regina della stagione, porta con sé il silenzio. I rumori vengono ovattati, messi in sordina, attutiti dal biancore dicembrino. I profili acuminati dell’inverno vengono ammorbiditi da un piumone di neve farinosa. La rigidità di questa stagione radicale insegna ad amare ciò che è casalingo, protetto, riscaldato. Solo in apparenza l’inverno è assenza di vita. Sotto la brina gelata del mattino, sotto le distese accecanti di neve lattescente, al di sotto delle ghiacciate la vita freme. La natura inizia il suo risveglio, gli animali scendono dalle montagne, la linfa torna a scorrere nelle piante, l’erba bruciata dal gelo riprende la sua corsa verso il cielo. L’inverno è sempre la premessa della primavera.

Davide Cavaliere

L’AUTORE

 DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”. 

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