DA CIAMPI A DRAGHI PASSANDO PER MONTI. LA MITOLOGIA DEL COMPETENTISMO (di FRANCO MARINO)
Mio cugino è un conosciuto e rispettato medico della mia città: mio omonimo, capita che ogni volta che mi qualifico col mio nome e cognome, faccia seguito la domanda successiva “Ma lei è parente di xxx xxx?” e io “Sì, è il figlio del fratello di mio padre”. Manco io fossi il figlio di Enne Enne.
Senza che ciò nulla tolga alle sue qualità come medico, fuori dalle aule universitarie e dai reparti ospedalieri, il mio anonimato mi permette di poter dire che mio cugino è umanamente un emerito idiota. Dal principio pensavo fosse un problema di invidia, poi mi sono rinfrancato osservando quanta stima e nessuna invidia io abbia della mia cugina stimata poliziotta, di un mio zio conosciuto professore di chimica, di un mio caro amico importante manager di una multinazionale. Non è invidia. Mio cugino è davvero un idiota. No, non voglio operare una resa dei conti nella pubblica piazza digitale (“nel mio sangue, solo io posso mettere mano”) cosa che oltretutto avendo oscurato sia la mia identità che i loro nomi, sarebbe ridicola. Semplicemente spiegare come essere competenti – e mio cugino lo è – nella propria materia, non equivale necessariamente ad avere uno spessore umano e culturale.
A mio cugino affiderei volentieri il mio stomaco (è gastroenterologo) ma null’altro: perchè fuori dal campo medico, le sue argomentazioni, ogni qualvolta discute di qualcosa su cui non ha competenze, sono così insulse, prive di senno, la sua spocchia – che sarebbe accettabile benchè non conveniente nella sua materia – è così malriposta, i suoi comportamenti col prossimo così stupidi che se non conoscessi il fenomeno da cui provengono, mi farebbero pensare che si sia comprato la laurea.
In realtà non ha comprato la sua laurea e il fenomeno è molto semplice: è lo specialismo competentista.
Spiego. Ognuno di noi ha una sua specializzazione figlia del suo lavoro. Io sono un informatico da oltre vent’anni. Se ancora oggi trovo lavoro e riesco ad arrivare a fine mese, tanto scarso non devo essere. Ma non sono un competentista. Non ho mai creduto che il mio know-how su questa materia, che peraltro richiede aggiornamenti costanti, mi desse un’aurea di competenza globale. Viceversa, mio cugino il giorno in cui è entrato nell’aula di medicina, ha abbandonato completamente ogni altro interesse. Si è costruito una bolla che soffoca ogni spazio alternativo. Non segue nessuno sport, non ama la musica, tranne uno strano amore – assai poco ricambiato, a dire il vero – per il sassofono, sviluppato in tarda età. E purtroppo però conserva la spocchia di chi crede, per il semplice fatto di essere un medico, di poter esprimere giudizi tagliati con l’accetta su chiunque, oltre alla cordialissima antipatia di chi però non vuole darlo troppo a vedere per non apparire sgradevole.
Quando penso ad un competentista nel mondo della politica, la mente corre a Ciampi, Draghi, Monti. Personaggi da me aspramente criticati in quasi 20 anni di blogging ma certo non nel merito della loro competenza ma sulla pretesa estensione di tale competenza anche negli altri campi dello scibile e soprattutto perchè hanno lavorato contro l’Italia. Ascoltare ognuno di questi signori è una lezione dal duplice sapore: da una parte si resta ammirati dalle conoscenze tecniche, dall’altro si prova una repulsione enorme di fronte a signori che paiono così palesemente fuori da una realtà che per essi inizia all’interno dell’università e si esaurisce nelle grigie stanze dei Palazzi frequentati.
Un ulteriore fulgido esempio di competentismo è Burioni. Sicuramente un competente nella sua materia, la virologia, ma troppo poco intelligente per rendersi conto che la sfiducia nei vaccini è in realtà una sfiducia nella Sanità. Dove non sempre si incontra qualcuno all’altezza di Burioni. E dunque per rendersi conto che una comunicazione troppo aggressiva non fa altro che creare dubbi.
Questi signori hanno le competenze tecniche ma mancano della visione d’assieme generale tipica invece di chi deve davvero prendere delle decisioni e dunque dei grandi politici. Tributano alla propria sfera di competenza un’osmotica superiorità intellettuale d’assieme che non hanno. Poichè spesso e volentieri sono sì provvisti di molte informazioni ma ignorano le basi della logica e della dialettica – e una volta o l’altra ci si dovrà preoccupare non solo dell’analfabetismo funzionale ma anche di quello logico – spesso confondono i dubbi sull’impianto logico dei loro ragionamenti con quelli sulle nozioni. Dimentica Burioni che nessuno, salvo pochi fessi, mette in discussione che il vaccino possa essere un’arma fondamentale nella lotta contro le malattie. Semplicemente, vi è, come si diceva sopra, una forte sfiducia da parte delle popolazioni nelle classi dirigenti che sovrintendono il sistema sanitario e che quindi si ripercuote, fatalmente, anche sulla gestione dei propri affari di salute. Se qualcuno ha paura di buttarsi dal trampolino, non è sollevandolo e buttandolo a peso morto in piscina che supererà la paura.
Questi signori sono come quel mio cugino. Competenti nel proprio ramo ma del tutto fuori dalla realtà. Che per loro sono soltanto soltanto stomaci, radiografie, ospedali, virus, medicinali, tasse, spese. Che rappresentano certo un’importante frazione di vita ma non certo tale da dare di un fenomeno la giusta comprensione d’assieme e che dunque non possono essere totalizzanti della dignità intellettuale di un individuo.
Un bravo economista sa cosa sono i bilanci, come funzionano i meccanismi tecnici della sua disciplina di competenza. Ma nel momento in cui pretende – legittimamente – di decidere se si devono tagliare le tasse o aumentare la spesa sociale o chessò io uscire dall’Euro o meno, non è più un economista ma un politico a tutti gli effetti. Ed è su quella base che va giudicato, tenendo conto peraltro di moltissimi particolari che nessuna competenza economica può dipanare. Per esempio, Monti sarebbe riuscito a governare per quindici mesi un paese se non avesse contato sull’appoggio di una classe politica impaurita e ricattata? Se già i suoi risultati come Presidente del Consiglio sono stati imparabilmente e indiscutibilmente pessimi, non osiamo immaginare cosa sarebbe accaduto se si fosse dovuto confrontare con le ideologie dei singoli partiti. E infatti appena ha tentato l’ingresso in politica, ha miseramente fallito.
Analogamente, un medico deve avere un’unica missione. Curare. Cercare le cause delle malattie ed inventare nuove metodiche di cura e prevenzione. Il suo compito finisce lì. Se va oltre, non è più solo un medico. E se non è più solo un medico, non è appellandosi ad una finta neutralità della sua sfera di competenza che può pretendere di vedersi esentato dal suo ruolo di politico, più o meno ufficiale e dunque immune dal giudizio dei cittadini. Tanto più se le sue posizioni non sono neutrali.
L’episodio di Lopalco in Puglia, accusato da Salvini di aver taroccato i dati sui contagiati è emblematico ma non stupefacente. Da Burioni in poi, è stato un continuo fiorire di virologi che hanno esondato gli argini posti alla propria sfera di competenza, diventando star mediatiche. Sono nate, così, la “virologia di sinistra” e la “virologia di destra”, rendendo pestilenziale il dibattito su delicatissime questioni sanitarie e aprendo uno squarcio anche sull’effettiva credibilità di chi oggi rappresenta la voce della scienza e che non è invece, molto più banalmente, che il vettore di una gravissima malattia, lo scientismo, che già cento anni fa aprì la strada ai totalitarismi novecenteschi.
Uscire dall’Euro o no, far vaccinare in massa i bambini o no, decisioni che vengono sostenute, in entrambi i casi, da illustri economisti e virologi non sono economistiche o virologiche ma politiche. Il politico decide se si deve fare, l’economista e il virologo come si deve fare.
Se Burioni, Crisanti, Galli, Lopalco, Ilaria Capua e compagnia siringante vogliono decidere se gli italiani si debbano o meno vaccinare in massa, è giusto che semplicemente fondino un partito ed entrino in politica. Se sarà di sinistra lo chiameranno Partito Vaccinocratico, Rifondazione Vaccinista, Sinistra Siringa e Libertà. Se sarà di destra lo chiameranno Movimento Vaccinale Italiano, Casa Tarro (e come stemma una siringa a forma di tartaruga) o Forza Vaccini (meno anticorpi per tutti). Affari loro e del loro esperto di marketing.
Prima di quel momento però, ogni loro esternazione politica fa solo danni.
FRANCO MARINO