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CHE COS’È L’IDENTITÀ ITALIANA (di Davide Cavaliere)


Un giorno, discutendo dell’identità italiana, mi sono scoperto a sostenere una tesi che, fino a quel momento, era rimasta dentro me come un sentire inespresso, non verbalizzato. Un pensiero che covavo e che non avevo mai formulato in parole: italiani non si nasce. Non basta nascere in un punto qualsiasi dei trecentomila chilometri quadrati di terra identificati come “Italia” per essere italiani. Tuttalpiù si è italiani “geografici”, ma non nella coscienza

L’identità è un fatto culturale, non naturale. Un processo educativo e non solo un dato acquisito per nascita. Si è pienamente e completamente italiani se si parla italiano, se si ha cognizione della propria storia, della propria letteratura, della propria bandiera e così via. Un contadino veneto o piemontese, che parli solo il dialetto, che ignori la storia italiana, le opere di Leonardo e consideri “patria” solo il proprio campanile, può essere definito “italiano”? Sì, ma in modo meramente geografico. 

L’essere italiani è un fatto linguistico e culturale. Dopotutto l’Italia è una nazione fondata da un poeta, Dante, che distilla e purifica l’idioma nazionale, intorno al quale si polarizza la questione dell’unità politica. L’idea di “italianità” e di fratellanza tra italiani è un fatto letterario e interessa non solo l’Alighieri, ma anche Petrarca, Machiavelli, Alfieri, Leopardi, Manzoni, Mazzini, Verdi e così via fino a Giovanni Gentile. È proprio il filosofo dell’attualismo a dare una definizione straordinaria dell’identità italiana: “io non sono di quelli che la credono già tutta compiuta col 20 settembre 1870 e con Vittorio Veneto. Essa è una fede, un pensiero, alla cui vita e al cui sviluppo son legati in perpetua la vita e lo sviluppo della nuova Italia”. 

Il testo di Gentile è I profeti del Risorgimento italiano. “Profeti” per l’appunto, coloro che vedono e annunciano un tempo nuovo. L’Italia è perché la si fa, se secca e si asciuga nelle nostre coscienze, allora sparisce dal mondo. Risorgimento e prima Rinascimento, il destino dell’Italia è nell’atto del ri-nascere e del ri-sorgere, due azioni. L’italianità va coltivata, aggiustata, rifatta ogni giorno, perché la Patria è delicata, fragile, peritura. 

Amare l’Italia significa amare qualcosa di bellissimo e morbido, meraviglioso e tenue. L’Italia non può definirsi tramite la razza, la stirpe, il sangue, la forza e la conquista, non è la sua natura (sebbene nell’arte della guerra, sottolineo arte, gli italiani abbiamo primeggiato). L’Italia è un parto delle lettere, della poesia, dalla scultura, di quella filosofia che, secondo Bertrando Spaventa, ha informato tutta la grande tradizione europea, da Spinoza a Hegel. Basta osservare le monete da un euro, dietro a quelle coniate in Italia si trova l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, l’uomo “misura di tutte le cose”; sul retro di quelle coniate in Francia, l’albero della vita racchiuso nell’esagono, i confini stilizzati della Francia. Una analoga simbologia si propone nel confronto tra la moneta da due euro di conio italiano, con il volto di Dante, poeta universale, e quella di conio tedesco che propone la solita aquila. Le monete italiane sono impregnate di spirito umanistico e le altre sono intrise di nazionalismo minaccioso – oltre a essere francamente brutte. Non che quella francese e tedesca non siano grandi civiltà umanistiche, ma non lo sono primariamente. L’Italia è, nella sua essenza, un fatto culturale. Questa Patria è, nel profondo, ideale. I magnifici paesaggi del Bel Paese non bastano a “fare degli italiani sensibili alle bellezza” (come dimostra lo scempio urbano del boom economico). La bellezza naturale necessità di uomini (e donne) capaci di apprezzarla. 

L’identità italiana è un divenire, una volontà dello spirito, un plasmare qualcosa che è dentro noi nati nella penisola a forma di stivale. Il Barocco, fiorito in Italia, deriva dalla parola portoghese “barroco”, con cui si indica una pietra preziosa irregolare. L’Italia “per nascita” è questa bellezza grezza, che dovrà essere intagliata dall’educazione e della storia. Siate gli orafi di voi stessi per essere, autenticamente, italiani.

                                   Davide Cavaliere 

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