CHI CONTROLLA CIÒ CHE POSSIAMO DIRE E PENSARE (di Davide Cavaliere)
Facebook controlla fino all’80% del traffico sui social media. Ciò significa che ha il potere di cancellare le conversazioni, orientare le narrazioni e vigilare sul modo in cui le persone parlano tra loro. Con 30 milioni di utenti in Italia, ha un controllo spropositato su ciò che le persone potranno vedere e leggere. Nel maggio di quest’anno, Facebook si è dotato di un suo “Consiglio di sorveglianza” che deciderà come censurare. Mark Zuckerberg lo ha descritto così: “Una sorta di struttura, quasi come una Corte Suprema, composta da persone indipendenti, che non lavorano per Facebook, che emettono un giudizio finale su ciò che dovrebbe essere un discorso accettabile in una comunità che riflette le norme sociali e i valori delle persone in tutto il mondo”.
I membri dell’Oversight Board di Facebook sono venti. Nessuno proviene dall’Italia, solo tre dall’Europa (Regno Unito, Danimarca e Ungheria) e solo un quarto dagli Stati Uniti. Tre quarti di questo “tribunale per la censura” provengono da paesi del terzo mondo. Tre membri del consiglio sono musulmani o provengono da paesi musulmani. Solo un membro del consiglio è indù. Considerando che ci sono circa 1,1 miliardi di indù e 1,8 miliardi di musulmani, il Consiglio di sorveglianza di Facebook favorisce i paesi musulmani a spese degli indù. Curioso sbilanciamento. Il consiglio di sorveglianza ha anche un solo membro asiatico per circa 1,8 miliardi di persone.
Chi sono i membri? Una dei musulmani è Tawakkol Karman, yemenita, era una dei massimi leader di un gruppo legato ai Fratelli Musulmani, organizzazione legata ad Al-Qaeda, avversa alla libertà in tutte le sue forme, antisemita, antioccidentale e con alle spalle una collaborazione coi nazisti. Facebook ha affidato a un’islamista, che crede nella teocrazia, il compito di determinare le politiche di moderazione dei contenuti per l’intero pianeta. Un membro allineato con un’organizzazione violenta e bigotta aiuterà Facebook a reprimere chi “incita all’odio”.
Viene poi l’avvocatessa Afia Asantewaa Asare-Kyei, ghanese, è program manager presso la Open Society Initiative, una sezione dell’impero politico globale delle ONG di George Soros. Non si è dimessa dal suo precedente ruolo.
Viene poi András Sajó, che ha ricoperto incarichi in organizzazioni della Open Society Foundations, membro del consiglio di amministrazione della Open Society Justice Initiative e vecchio amico di Soros.
Segue Helle Thorning-Schmidt, danese, fa parte del Consiglio di fondazione dell‘International Crisis Group di Soros, insieme a quest’ultimo e suo figlio. È stata eurodeputata per i socialisti.
Maina Kiai, keniota, fa parte dell’Advisory Board per l’iniziativa sui diritti umani della Open Society Foundations del solito Soros.
Anche Sudhir Krishnaswamy, indiano, sembra aver beneficiato di una sovvenzione della Open Society. Ciò non è insolito se si considera che il Consiglio di Sorveglianza è orientato pesantemente verso le ONG dei diritti umani come Human Rights Watch e Amnesty International. Tutte associazioni di sinistra.
Soros, presente nel Consiglio attraverso i suoi membri, ha dichiarato che Facebook “dovrebbe essere ritenuto responsabile per il contenuto che appare sul suo sito” e si è lamentato del fatto che la società “non riesce a punire adeguatamente coloro che diffondono informazioni false“. I membri del consiglio di sorveglianza che lavorano per lui o siedono nei consigli delle sue organizzazioni, proteggeranno la libertà di parola o sosterranno la crociata del miliardario per censurare l’opposizione? La risposta è piuttosto facile.
Il Consiglio di sorveglianza sarà determinante nello stabilire le politiche di Facebook sulla censura in tutto il mondo ed è composto da attivisti di sinistra e islamisti. Individui raramente indipendenti e finanziati da un miliardario con una precisa agenda politica: mettere a tacere conservatori e nazionalisti.
Uno dei membri, Nicolas Suzor, australiano, scrisse che “la neutralità” sulle piattaforme dei social media “sta causando problemi” e che “strumenti neutri che non tengono attivamente conto della disuguaglianza contribuiranno inevitabilmente all’amplificazione della disuguaglianza”. Ha anche suggerito che il dissenso dalle posizioni ufficiali sul riscaldamento globale potrebbe essere considerato pericolose.
Facebook ha istituito il Consiglio di sorveglianza per esternalizzare la sua censura, eludendo la responsabilità della sua repressione. Il colosso dei social media vuole monopolizzare il mercato delle idee. Questa è l’ambizione totalitaria della maggior parte dei giganti della Big Tech, che vogliono gli utenti schiavi delle loro condizioni. Riempire il Consiglio con amici di Soros e attivisti per i diritti umani, esperti digitali e altri tipi di persone che passano tutto il loro tempo a comparire su TED, è il modo in cui le aziende Big Tech mettono in piedi la repressione della destra. Dietro la facciata della diversità internazionale, la “Corte Suprema per la censura” manifesta scarsa diversità intellettuale.
Due figure dell’establishment libertario e conservatore non bilanciano otto attivisti di sinistra, esattamente come portare un israeliano (di sinistra) non bilancia una figura dei Fratelli Musulmani yemeniti e numerosi antisionisti occidentali. Dare quattro posti a Soros e uno a Koch non cambia le carte in tavola. Il gigante dei social media sta rispondendo alle pressioni della sinistra per censurare le opinioni conservatrici, soprattutto dopo la Vittoria di Trump, la Brexit e l’ascesa del cosiddetto “populismo”.
Quello che sorprende è la totale assenza dei nemici della sinistra e la loro sconcertante passività, che rende facile il gioco censorio di Facebook e Soros.
Davide Cavaliere
Grazie per i Suoi articoli, spero sempre nella loro massima diffusione.
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Grazie.