L’EDITORIALE – “FUGGONO DALLA GUERRA”. MA QUALE GUERRA? SMASCHERIAMO LA RETORICA IMPERANTE (di Davide Cavaliere)
Adesso, vi sveliamo tutto. Vi diciamo la verità che si cela dietro l’ammorbante retorica imperante. La Sinistra, per legittimare l’immigrazione, usa tutta una serie di argomenti emotivi e moraleggianti. Il più celebre si compendia nella perentoria affermazione “scappano dalla guerra“. Il sottinteso della suddetta frase è: “la guerra è causata dai bianchi”. Ma quante sono le guerre in Africa? E quali le loro cause?
I conflitti africani non sono causati dai bianchi occidentali, bensì dalla loro assenza. La fine degli imperi coloniali, che tenevano in ordine il continente nero, ha fatto esplodere il tribalismo e precipitato l’Africa in diverse guerre civili. Si ricordano, in particolare, il tentativo di secessione del Katanga nel sud del Congo, la guerra in Biafra nel sud-est della Nigeria e il genocidio del Ruanda.
I conflitti armati dell’Africa sono, perlopiù, scontri intra-statali che coinvolgono gruppi di ribelli, jihadisti, movimenti separatisti e secessionisti. Scontri che si alimentano di nazionalismo fanatico, razzismo, fondamentalismo religioso e tribalismo. Guerre civili circoscritte, che generano miseria economica e instabilità politica cronica.
Attualmente, sono in corso alcuni conflitti regionali, che vedono opporsi entità statuali legittime a milizie jihadiste legate alle principali sigle internazionali del terrorismo islamico. In Somalia, dal 2006 al 2012, si è combattuta una guerra contro gli islamisti. Dal 2013 è in corso una guerriglia tra la Repubblica somala e la milizia islamica radicale al-Shabaab, affiliata ad Al-Qaeda. Gli islamisti colpiscono sia obiettivi militari che civili, prevalentemente attraverso attentati rapidi e ordigni improvvisati. Tra il 2017 e il 2018, tali attacchi hanno causato oltre duemila morti.
In Nigeria si combatte uno scontro intestino tra lo Stato e il gruppo islamista denominato Boko Haram, guidato da Abubakar Shekau. Tale milizia è affiliata all’ISIS ed è responsabile di attentati e rapimenti di giovani donne e bambini. A seguito della distruzione della base della Sambisa Forest, nel dicembre 2016, Boko Haram si trova in uno stato di relativo caos e le attività terroristiche sono in netto calo.
Nel 2011 il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan. È scaturito un conflitto che oppone un Sudan islamico a un Sud Sudan cristiano e animista. Alla questione religiosa, si somma il tentativo, da parte di entrambe le fazioni, di controllare la regione petrolifera dell’Abyei. Al momento, è in corso una tregua.
Nel 2012, in Mali, sono scoppiate una serie di insurrezioni armate di gruppi islamisti. L’anno successivo è stata avviata l’operazione Serval, a guida francese e su mandato ONU, per ristabilire la sovranità del Mali sui territori sahariani settentrionali. La guerra contro gli islamisti e i berberi del Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad è ancora in corso.
Vi sono, inoltre, alcuni conflitti etnici e religiosi di scarsa rilevanza: le ribellioni anglofone nell’ovest del Camerun e gli scontri tra gruppi auto-organizzati occorsi, ad esempio, in Centrafrica, tra milizie Séléka (musulmani) e Anti-balaka (cristiani).
In Africa non è in corso alcuna guerra Interstatale. Salvo lo scontro che ha visto opporsi Sudan e Sud Sudan, che ha causato oltre un milioni di profughi, che si sono spostati nel vicino Uganda. La maggioranza degli immigrati che sbarcano sulle coste italiane provengono da Tunisia, Marocco, Ciad, Nigeria (dove non è in corso una guerra, ma solo scontri con milizie islamiste), Eritrea, Pakistan e Algeria. Solo in minima parte, arrivano dal Sudan o dal Mali. I conflitti sono causati da odi etnici e fanatismo religioso, questioni a cui l’Occidente è estraneo. L’accoglienza, dunque, non può essere giustificata come una “riparazione” ai torti inflitti dagli europei agli africani. L’Occidente non ha alcuna responsabilità morale nei confronti dell’Africa e, tantomeno, nei confronti degli immigrati, che sono vittime di altri africani e non dei bianchi, verso i quali non possono avanzare alcun credito.
Davide Cavaliere