Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA LUNGA MORTE DELL’EUROZONA (di Franco Marino)

Il marasma scatenato dalla vicenda covid-19, di origine dolosa o colposa che sia, ha ferito quasi mortalmente il progetto dell’Unione Europea che già quando era sana, denunciava non poche crepe – furono Craxi, la Thatcher e fior di politici ed economisti a vedere con larghissimo anticipo ciò che sarebbe successo trent’anni dopo – e oggi che un’epidemia certo seria ma non paragonabile alla peste nera ha imperversato per il mondo, tutto ciò che vediamo è il triste spettacolo di paesi europei che non mostrano la minima solidarietà per le sorti dell’Italia o comunque chiedono troppe condizioni affinchè sia applicata. Indipendentemente dalla validità delle obiezioni poste che comunque hanno poco a che fare con la cattiva fama del Belpaese. Se la persona che più amiamo al mondo cade vittima degli usurai perchè gioca o perchè si droga, noi cercheremo comunque di tirarla fuori, soprattutto se l’alternativa è che venga uccisa. Viceversa, ci coinvolgerà emotivamente molto meno la malasorte di una persona che è finita nei guai semplicemente per circostanze sfortunate ma verso la quale non proviamo il minimo sentimento. Tutto questo per dire che il vero problema non è tanto che l’Italia meriti o meno la brutta fama che ha ma quanto l’UE sia un progetto fondato su un vero amor di patria europeo e quanto non assomigli, invece, ad un equilibrio del terrore.

Più volte mi è stato chiesto cosa io ne pensi sia del progetto Euro, sia di un’Europa dei popoli.
Il fatto di essere un piccolo imprenditore e dunque con l’animo del bottegaro, ha sviluppato un mio approccio fortemente spiccio e pragmatico sulle cose, dettato dal fatto che se guadagno sopravvivo, se non guadagno vado a chiedere la carità.
Così di fronte ad una domanda del genere, ho sempre evitato di spiegare come il mio istinto di patriota italiano mi faccia guardare con disgusto un superstato europeo. Perchè in fin dei conti il ritorno di fiamma dei sovranismi per pochissimi ha a che fare con un improvviso amor patrio. Per tutti gli altri, è dovuto alla percezione dell’Eurozona come la principale causa del proprio personale impoverimento. Se un’ipotetica nazione europea garantisse per i prossimi secoli il benessere di chi viene dopo di me, mi turerei il naso e vi aderirei. Al riguardo, dunque ho sempre risposto che un progetto non è bello se lo è nell’ideale ma se lo è nella pratica, se fa stare bene chi lo gestisce, chi vi aderisce e chi vi vive. E, al riguardo, nel caso dell’Euro, il progetto non può che considerarsi allo stato attuale delle cose fallito nelle premesse e nella prassi. Nella premessa perchè nascendo come prodotto americano, esso sopravvive solo nella misura in cui gli USA riescono a tenere i paesi europei sotto il proprio tallone, appropriandosi delle loro ricchezze e sterilizzandone la competitività. Nella prassi perchè i paesi europei negli ultimi anni si sono quasi tutti impoveriti e quei pochi che vi si sono arricchiti, debbono il tutto semplicemente ai boost speculativi che la finanza americana ha riversato sui loro debiti, si pensi alla Germania. Che non è più virtuosa dell’Italia, semplicemente in questi anni ha goduto della protezione della finanza statunitense e il cui ruolo era semplicemente quello di perorare la fake news, si direbbe oggi, della Germania più ricca perchè meno indebitata al fine di giustificare le folli politiche di austerità imposte ai paesi mediterranei.

Altra cosa è se io ritenga possibile un’Europa dei popoli e anche qui il punto non è se sia bello come progetto o no ma se sia fattibile senza che questo nuoccia a chi lo gestisce, a chi ne fa parte, a chi lo vive.
Se posso, un ricordo personale. Anni fa tentai di costruire un progetto informatico. Simile a forumfree, per chi lo conosce. Un network di forum però costruito con un software di forum molto più accessoriato, veloce e potente, il cosiddetto vBulletin, che ai tempi era all’avanguardia (e oggi è stato sostituito al primo posto da XenForo, ma questa è un’altra storia). Nella mia mente di giovane megalomane, quel progetto, riunendo molte importanti comunità, alcune delle quali tratte da forumfree, avrebbe creato un network potentissimo, su scala internazionale, dove l’utente, potendo con una sola registrazione e un solo login, visitare più forum, avrebbe preferito ampiamente la mia piattaforma rispetto a quella di un forum indipendente. Il progetto non teneva conto di un particolare: ogni amministratore di forum teneva alla sua indipendenza, alla storia della sua comunità, ai suoi tempi e allo spirito che lo aveva portato a fondarla: la vanità. Che in fin dei conti era alla base del mio ben più ambizioso progetto. Così le comunità generalmente non accettavano (alcune manco si degnavano di rispondere alla mia proposta) e quelle che accettavano ponevano talmente tante condizioni e con tanta spocchia – consapevoli di essere, almeno in una fase iniziale, LORO l’origine del mio successo e non io – che il progetto si snaturò rivelandosi al principio un fiasco. Ad un certo punto, nauseato, mandai tutti al diavolo e ripiegai su una più realistica strada: favorire la nascita di comunità nate da zero, magari sfruttando l’invidia di qualche utente di quei forum che mi rifiutavano e che voleva farsi una comunità per conto suo, e “allevarlo”. Le cose cambiarono in meglio fin quando, con l’avvento dei social, la crisi generale dei forum mi convinse a chiudere il progetto, dal quale a fronte dei 14000 euro spesi ne guadagnai 19000, sufficienti per non parlare di fallimento ma certo troppo poco, in passione e impegno spesi, per poter parlare di successo.

L’Unione Europea attuale, fatte le ovvie proporzioni, segue un principio analogo ai miei errori iniziali. Tralasciando la controversa genesi – che già di per sè basterebbe a giustificarne la bartaliana convinzione che sia tutto sbagliato, tutto da rifare – i costruttori dell’Eurozona, per tener dentro questo progetto tutti, hanno compiuto numerose forzature: la creazione di un mercato unico senza una politica comune, senza polizie ed eserciti comuni, senza una moneta unica (l’Euro è adottato da alcuni paesi ma non da tutti) senza una banca centrale che sia prestatrice di ultima istanza e che sia dipendente da un potere politico centrale – senza sciocchi bizantinismi come i ridicoli”semestri europei” – aule parlamentari che sembrano più il consiglio di amministrazione di un’azienda che non eleganti e simbolici luoghi come possono esserlo i parlamenti nazionali, la decisione di affidare la capitale del progetto ad una città anche gradevole come Bruxelles, la cui storia non è minimamente paragonabile a quella delle grandi capitali europee e dunque in generale la sensazione di un’unione senza anima, senza amore, ben diversa dallo spirito che anima, per esempio, gli Stati Uniti: che sicuramente hanno molte anime al proprio interno che tuttavia si assomigliano molto più di quanto differiscano.

Se avessero affidato la sua costruzione a me, sulle prime mi sarebbe venuto il batticuore per l’enorme responsabilità. Poi, mi sarei chiesto cento volte se non fossi pazzo ad accettare una proposta del genere. Poi mi sarei posto il dubbio se invece di essere nei palazzi del potere non fossi più realisticamente in qualche stanza di una clinica psichiatrica assieme a quelli che si credono Napoleone e il Papa. Dopodichè, scongiurata la mia insanità mentale e nel contempo forte della mia esperienza col network di forum e fatte anche qui le ovvie e dovute proporzioni perchè in fondo si discute della vita di 500 milioni di persone nella loro fisicità e non della loro vita digitale, io avrei evitato di puntare su comunità troppo indipendenti per accettare di contaminarsi in un superstato. Si pensi alla Gran Bretagna, la quale, ben conscia di essere desiderata dall’Europa molto di più di quanto l’Europa fosse desiderata dai cittadini britannici, ha posto sin da subito condizioni vessatorie la cui natura le ha poi permesso di uscirne senza le osse rotte. La Brexit sarebbe stata molto più dolorosa per i britannici se questi ultimi non avessero mantenuto la sterlina come invece, saggiamente, hanno fatto. Il risultato è che l’uscita della Gran Bretagna ha avvalorato in tutti i sovranisti europei la convinzione di un progetto costruito male, su basi irrealistiche, di cui non vale la pena far parte, dal momento che gli inglesi appena hanno potuto, se ne sono tirati fuori.
Avrei costruito da zero la costituzione europea e avrei detto “Cari ragassuoli, queste sono le condizioni, chi c’è c’è, a chi non c’è auguro buona vita. E’ il benvenuto quando vorrà unirsi ma solo se rispetterà certe regole”. Magari avrebbero aderito solo 5-6 paesi. Ma partendo da basi razionali, il progetto magari sarebbe cresciuto e, chissà, magari quei paesi che sul momento erano dubbiosi e rifiutavano, vedendo che il network cresceva, avrebbero fatto carte false per entrarvi, dando così alla dirigenza del progetto un potere contrattuale molto più ampio. Oggi magari avremmo un’Europa unita, basata su regole razionali, che migliorino la vita dei suoi cittadini. E non un ente totalmente sconclusionato che, come l’URSS prima zarista e poi stalinista, ha preteso così arrogantemente di imporsi alle identità nazionali che ancora oggi la ben più mite Russia del ben più mite Putin, dopo tanti anni ancora paga il pregiudizio russofobico. E che quindi, conseguentemente, provocherà repulsione a chiunque in futuro oserà parlare di integrazione europea.

Ma, per come la situazione si è incancrenita, temo che non abbia più senso parlarne.

FRANCO MARINO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *