SIAMO ORFANI (di Franco Marino)
Quando quasi dieci anni fa mia madre è morta, ho provato dolore per lei. Quando morirà mio padre, e purtroppo siamo agli sgoccioli, proverò dolore per lui. Ma soprattutto per me.
Può naturalmente apparire un sentimento egoistico e lo è, intendiamoci. Ogni dolore per la perdita di un caro è prettamente egoistico, anche perchè in alcuni casi la morte di quel congiunto, quando non è un bimbo nel fiore degli anni – e quello è un dolore che non ha alcuna cura – spesso arriva a compimento di un percorso lungo, fatto di dolore e che la natura ha già previsto nel suo codice genetico: si campa, quindi si invecchia. E una volta invecchiati, si muore.
Ma quel tipo di distacco è qualcosa che chiunque, specialmente se ha avuto genitori a cui ha voluto bene e che si sono sempre occupati della sua sorte, prima o poi prova. E che sentirò anche io. Perchè pur essendo prossimo ai quarant’anni, mi sentirò orfano.
Non ho intenzione di ammorbare il lettore con patetici sdilinquimenti con lo sfondo magari dell’adagio di Albinoni: con la sindrome di Oliver Twist alla mia età sarei patetico. Io i genitori li ho avuti. Non li ho persi da bambino. Non ho avuto l’orribile sorte di non conoscerli. Ho avuto tre nonni – due importantissimi per me – e anche due bisnonni.
E pur tuttavia non nascondo che il profondo senso di smarrimento che provo mi sorprende. Mi consideravo un adulto capace di badare a me stesso. E tuttavia in queste occasioni percepisco chiaramente che, dal momento che anche mio padre chiuderà gli occhi per sempre, della mia sorte non importerà seriamente a nessuno. L’unico, vero cordone ombelicale che avevo avuto sarà reciso.
Ho riflettuto parecchio, su questo sentimento. Alla nascita, siamo incapaci di sopravvivere da soli. Per molti anni, anche se non ce ne rendiamo conto, sono il padre e la madre che provvedono alla nostra sicurezza, alla nostra nutrizione, alla nostra formazione di uomini prima ancora che di professionisti e, in generale, alle grandi decisioni. Ed è questo l’imprinting, in special guisa in una società, come la nostra, in cui non si diviene adulti al momento della pubertà ma magari a venticinque o trent’anni. In alcuni casi, persino quaranta.
L’apprendimento dell’età adulta, il momento in cui si diviene interamente responsabili di sé stessi, arriva tanto tardi da rappresentare una sorpresa e una causa di smarrimento. A chi chiedere un consiglio, un aiuto, un orientamento, nel dubbio, se i nostri coetanei sono come noi, non ne sanno più di noi, e ad ogni modo non sono interessati a noi quanto lo erano i nostri genitori?
Lo stesso fenomeno si verifica per tutta la società. L’insieme degli uomini è composto di bambini non interamente cresciuti che, non avendo più il padre e la madre, se li fabbricano con la fantasia. Dio, per esempio, non a caso è chiamato “Dio Padre” e la Madonna (Maria di Nazareth, non Maria Veronica Ciccone) è appellata come madre. E malgrado ogni smentita della realtà, si ama credere che Qualcuno amministri le vicende umane (la Provvidenza) che vi sia una giustizia divina finale e che sia sufficiente sperare in un “aiuto dall’alto”, attraverso la preghiera, affinchè questo avvenga. Naturalmente l’esperienza non solo non mostra alcun segno dell’intervento di questi genitori immaginari ma anzi ci mostra esattamente i segni del contrario. Come spiegare le orrende tragedie che avvengono ogni giorno?
E pur tuttavia, non rinunciamo a credere in loro, perché questo significherebbe ammettere di essere orfani. La modernità, lo sviluppo della scienza e della tecnologia, la civiltà materialistica in cui siamo immersi, hanno demolito la religione al punto che essa sopravvive come speranza nella fratellanza umana laddove la dottrina ormai è stata praticamente abbandonata.
Con l’idealismo, la religione è stata sostituita da ideologie programmaticamente oppressive ed assassine, tali da dimostrare l’inesistenza di Dio. Perché anche un dio appena decente sarebbe intervenuto a porvi un termine. E tuttavia, la causa del successo delle ideologie è stata la promessa di un padre che si occupa di tutto, che risolve tutti i problemi, che elimina tutte le ingiustizie, che scarica l’individuo da ogni responsabilità purché questi obbedisca pedissequamente, come un bambino. Anche qui, le smentite della realtà sono state durissime e costanti, ma tra “Culto della Dea Ragione”, tra socialismo, marxismo e comunismo, l’umanità ci ha messo oltre due secoli per essere finalmente delusa da questi falsi genitori. È soltanto negli anni recenti, soprattutto dal momento della fine dell’URSS, che l’umanità si è rassegnata a non credere né in Dio né in Marx. O a crederci così poco da abbandonare prudentemente quelle parti che sarebbero completamente incompatibili col tipo di civiltà nel quale viviamo. Basti considerare che la Chiesa considerava il calcio un’attività sportiva potenzialmente pederastica. E non mille anni fa ma nel Novecento. Oggi persino il Vaticano ha la sua squadra di calcio.
Per chi guarda la società contemporanea, la sensazione, oggi nell’Occidente americanizzato, è che si viva a caso. Non si sa a chi rivolgersi per avere una guida, a chi chiedere la soluzione dei problemi, e da che direzione potrà arrivare un aiuto. Questo spiega la crisi economica e politica.
In economia, l’idealismo ha proiettato all’infinito l’ideale della protezione dei deboli e dei poveri, al punto da paralizzare la produzione della ricchezza, mettendo dunque lo stesso in pericolo deboli e poveri. Prosperano soltanto quei Paesi che, essendo indietro nell’entusiasmo per le ideologie, lasciano fare alla natura e ai difetti degli uomini più che ai loro presunti pregi. Nella politica occidentale, un po’ tutti i partiti sono in crisi perché non si sa più a quale partito – stavo per scrivere “a quale santo” – votarsi. Perché la verità è che nessuno ci capisce più nulla. E ci si accorge che siamo veramente soli. “Dio è morto”, scriveva Nietzsche (e cantava Guccini) ma ai tempi del filosofo tedesco, i suoi sostituti erano vivi e vegeti mentre in quelli del cantautore emiliano, sono morti anche i sostituti.
Oggi guardo il cielo e, nel suo colorarsi d’azzurro, e con esso il mare, mi appare totalmente vuoto. Le chiese sono deserte, i partiti ormai sono estemporanei, nascono tendenze politiche deliranti, più capaci di distruggere che di costruire. E questo perchè ognuno di noi è disperato come un bambino che si ritrova solo. Anche se ha quarant’anni. O di più.
Nossignori. Vorrei potervi dire il contrario e fare la figura dell’adulto strutturato. Ma la verità è che accettare la propria condizione di adulti è arduo a qualsiasi età.
E non basta gioire per la morte di Dio perchè la verità è che, come diceva un tale, il vero problema di quando si smette di credere in Dio, è di credere ad un sacco di stronzate. Persino che sia possibile una politica “onesta”. Che i cambiamenti climatici, che seguono logiche ultraplanetarie, dipendano dall’uomo. O che sia possibile accogliere in Italia miliardi di migranti. Nonostante la logica, su questi e altri prodotti dell’idealismo, dica esattamente l’opposto.
Non siamo solo adulti, siamo orfani. E fa malissimo. A qualsiasi età.
E questo è tutto gente.
FRANCO MARINO