L’EDITORIALE – “MA A TE COSA TI TOGLIE?” – CONTRO IL LASSISMO MORALE (di Matteo Fais)
Sono in spiaggia. Di fronte a me una delle tanto auspicate famiglie arcobaleno. Sono straniere. Una bionda e una bruna. Una “figlia” sui 12 anni. La bionda – che immagino sia la “donna”, essendo la più femminile – ha le natiche quasi completamente tatuate – impossibile non vederle, essendo che la tipa è praticamente nuda. Questo sarebbe il progresso, o almeno ciò che loro dicono essere tale. Infatti, mi veniva da iniziare questo pezzo con un proverbiale incipit del compianto Gianpaolo Pansa: “Scrivo da un paese che non esiste più”.
In verità questo Paese non esiste più, ma non come quello del noto giornalista, il Vajont, perché spazzato via dal cedimento di una diga. L’Italia e l’Europa sono state moralmente cancellate. Basta guardarsi intorno. La settantenne in perizoma, fresca di tribale sul braccio. Mia madre, se fosse viva, avrebbe più o meno la sua età. La immagino conciata come lei e – Dio mi perdoni, anche se sono ateo – preferisco saperla ormai cenere, piuttosto che ridotta a questa grottesca macchietta di anziana che gioca a essere giovane.
La spiaggia e il suo ammasso di carni sono la cartina di tornasole perfetta, l’avamposto primo per contemplare il declino dell’Occidente. L’ottanta percento delle persone ha uno o più disegni sulla pelle, esclusi me e i bambini. Molti uomini hanno il petto depilato. I figli sono pochi, i cani, felicemente caracollanti, abbondano. Se mi avessero descritto queste scene che vedo adesso trent’anni fa, quando avevo dieci anni, mi sarei messo a ridere. Oggi, ho più che altro voglia di morire – la mia cupio dissolvi oscura il sole accecante del pomeriggio, mi fa gelare nella canicola.
È tutto sbagliato e io lo so. Questa società è contaminata, infetta, purulenta. Intanto due tizi sdraiati vicini – li vedo circa da dieci anni – mi salutano gioviali. Loro hanno tutto l’interesse a “farsi accettare”, io preferirei essere circondato dalla polizia e portato via, neanche fossi un terrorista. O forse lo sono – del resto, poco ma sicuro, se la maggior parte delle persone leggesse quello che sto scrivendo adesso sull’iPad, probabilmente, mi circonderebbe per dirmene di ogni e prendermi a schiaffi. I più rilassati mi apostroferebbero con il solito “Ma a te cosa ti toglie?”… Ah, se mi toglie! Qui, a essere “normale”, ci si sente vagamente strani. Non conosco praticamente un giovane senza una famiglia sfasciata, allargata, o come cazzo volete chiamarla. Una volta, una, vedendomi nudo, mi ha chiesto come mai non avessi tatuaggi. Davvero sicuri che non mi cambi niente? Sono anni che mi sento minoranza. In compenso, di recente, un amico mi ha confessato che vorrebbe farsela mettere in culo da un trans. Tra un po’, pure per parlare di figa – le signore mi perdonino la sineddoche – mi resterà solo mio padre di quasi ottant’anni.
Lo so che non dovrei pensarlo, ma che decadenza immonda! Non mi stupisce che a trionfare socialmente siano personaggi quali Sfera Ebbasta, Chiara Ferragni, oltre che, a un altro livello, questo demente che è appena arrivato con un tatuaggio sul pettorale sinistro. Se il famoso squalo di Spielberg comparisse, adesso, sulla riva, confesso, non mi dispiacerebbe. Anzi, forse gli andrei addosso. Almeno lui eviterebbe i convenevoli petalosi.
Matteo Fais
Articolo come al solito argomentato ed approfondito dico io.
Per chi vuole farsi una risata: …. la diga che ha ceduto?