L’EDITORIALE – “E ALLORA IL PD?” E IL BENALTRISMO
È la loro contro-argomentazione preferita. Vanno in giro come novelli Savonarola, ma dimenticandosi che per fare i moralizzatori bisogna esser santi. Naturalmente, uno glielo fa notare e loro ti danno del benaltrista. Tu sei quello che svia dall’argomento principale. Incidentalmente, l’agenda delle questioni su cui discutere la decidono sempre loro.
In Italia, lo sappiamo, si parla sempre e solo di cazzate. I giornali sono fogli di pettegolezzi. I Tg danno notizie nel modo più difficoltoso possibile da afferrare per l’uomo medio e i talkshow sono palestre di retorica sofistica. Poi c’è la politica, la radice di tutti i mali, che pur di non affrontare i nodi irrisolti – grandi come questo Paese in tutta la sua estensione – si interessa solo del sesso degli angeli, o forse di quello delle persone affette dalla cosiddetta disforia di genere. A sentire loro, sembra che l’Italia sia la Nazione dei balocchi, quella dove ci si può occupare solo di faccende secondarie, tipo matrimoni tra uomini e ornitorinchi, o questioni bizantine di lana caprina quali “la camera dei deputati non sarebbe meglio chiamarla camera delle deputate e dei deputati”. Sì, interrogativi semantici e legati alle minoranze sono il pane quotidiano, un pane virtuale che non sfama, ma di cui sembrano essere tutti ghiotti, persino coloro che ogni giorno si scontrano con l’assenza di soldi sul conto per pagare le bollette.
Altro che benaltrismo! Parlare di altro è sport nazionale, secondo solo al calcio. Ma c’è un unico grande argomento che bisognerebbe trattare in lungo e in largo, al Sud e al Nord, ovunque: il lavoro. La gente non sa. Non viene informata e non si informa. Il padre crede ancora che il figlio stia a letto fino a mezzogiorno perché è uno scansafatiche. Invecchiato nella logica del “ai miei tempi”, ritiene davvero che basti bussare a tre porte e un posto, magari umile, lo si trovi. Balle! Ci sono più laureati tra gli spazzini che in un ufficio pubblico. I camerieri si sono fatti cinque anni di scuola per servire pizze. Persino le donne che lavano le scale non sono più ignoranti. Nessuno sa niente, perché nessuno glielo spiega. La maggior parte delle persone, quando si siede a fare colazione, con cappuccino e brioche, è convinta che i soldi pagati in cassa siano tutti guadagno puro per il proprietario. Se chiedi a dei giovani come funziona un partita iva, poco ma sicuro, non sanno neppure cosa sia, prima di doversi risolvere ad aprirne una per disperazione. Del resto, anche a scuola, quanti dei loro professori sono ferrati in materia?
Ma torniamo al “E allora il PD?”. Non si può sviare dagli argomenti imposti da un manipolo di politici che per professione confondono le acque e portano le masse a interessarsi del nulla. Non si può neppure criticare una certa parte politica, facendole notare che, se a destra è pieno di puttane, loro certo non sono fiori di campo appena colti. “Sì, ma l’argomento era un altro”, ti rispondono. Un cazzo! La politica si guarda a trecentosessanta gradi. Ma loro non vogliono, non permettono. Scelgono un uomo da prendere di mira (Andreotti, Craxi, Berlusconi, Salvini) e così si parano il culo. Dei loro non si può mai parlare. Del sistema di Bibbiano altrettanto. In compenso, bisogna discutere delle mattinate in spiaggia del leader della Lega e dei diritti civili delle minoranze. Così vuole il Grande Fratello.
Matteo Fais
Ho apprezzato in toto le tue considerazioni che condivido e che ho cercato di sottolineare anche con i miei interventi; su una sola cosa non sono d’accorso, con la chiusa “così vuole il grande fratello”. Io dico “così vuole il popolo” e se consideri chi c’è al governo le cose si sovrappongono. A seguito delle rivelazioni sulla sentenza di colpevolezza di Berlusconi, sarebbe stato lecito aspettarsi una levata di scudi; invece nei social si sono moltiplicati commenti del tipo “quello doveva fare 20 anni di carcere” e “capirai, ha dovuto fare dei servizi socialmente utili” e ancora improperi, e’ un ladro, un bastardo , qualunque cosa sempre troppo poco. Conoscendo il vizio delle bestie italiche ho ricordato l’obbrobrio del caso Tortora (tanto per sottolineare il valore dei nostri tribunali) ma ho osservato che la condanna era ingiusta ma in fondo ” Tortora era stato così fortunato nella carriera” esempio di meschina invidia degna di esseri miserabili. Da ultimo per tacitare la massa becera ho ricordato il caso del giovane che era in carcere con Tortora e che morì suicida e di cui risultò l’innocenza a tempo scaduto. Ora se l’animosità di esagitati nei confronti di un avversario politico, se l’invidia becera nei confronti di un uomo di spettacolo di grande intelligenza e savoir faire , e se l’indifferenza verso un giovane suicidatosi, anche se innocente, per un sistema giudiziario che non tiene in alcun cale la dignità dell’uomo, se tutto questo non riesce a far riflettere e capire che un sistema giudiziario corrotto può colpire ognuno di noi e farci finire come Tortora, e impedirci di ribellarsi ad esso allora siamo noi che vogliamo tutto questo ed in fondo ce lo meritiamo.
Sono convinto che la tua chiusa fosse una metafora o, se vuoi una metonimia per il popolo tutto, ma ho voluto prenderla alla lettera per dire quello che pensavo in merito alla credibilità dell’italiano come animale politico.
Mi fermo, ma sappi che avrei tanto da dire sulla strategia del PD e delle tecniche di come condurre un dibattito evitando Il confronto diretto servendosi di trappole dialettiche che spiazzano l’interlocutore meno educato a certe astuzie.