L’EDITORIALE – NON FATE FINTA DI NON SAPERLO, L’AMORE È ANCHE VIOLENTO
C’è una simpatica poesia d’occasione, di Raymond Carver, in cui l’autore americano descrive un reading tenuto dal suo amico Charles Bukowski. Comincia così “Voi non sapete che cos’è l’amore” e prosegue in questo modo “Non ce n’è uno di voi in questa stanza/ che riconoscerebbe l’amore neanche se si alzasse/ e ve lo mettesse nel culo…”. Qualcosa di molto simile capita di pensare ogni volta che un qualche fatto di cronaca piuttosto efferato sconvolge la tranquilla sonnolenza di una paese moribondo, come quello che ha visto un padre, nel lecchese, uccidere i suoi due figli col preciso intento di arrecare un torto irreparabile all’ex moglie. La gente ne parla. Su Facebook, in troppi si stracciano le vesti. Augurano all’assassino il castigo eterno, le fiamme dell’inferno. Le femministe, poi, non perdono occasione per sbraitare contro la società patriarcale e la cultura maschilista.
Andassero dal primo all’ultimo a fare in culo. Tacessero loro, una volta per tutte. Che diavolo ne sanno dell’amore e di cosa può fare? Quante poche letture ed esperienza di vita devono avere alle spalle per capire così poco di questo oscuro e pericoloso sentimento umano? In questo Occidente senza più tragedia – e quindi privo di quel pathos che giustifichi il suo esistere –, che fine hanno fatto lo strazio e il gesto atroce della povera Medea?
La verità è che tutto il branco di sinistri politicamente corretti ha ucciso – in ciò, sì, compiendo un atto esecrabile – ogni possibilità di passione forte e genuina. Tutto è famiglia – dunque, nulla lo è. Bisogna rispettare la volontà altrui come ci si attiene alle clausole capestro di un contratto. A una donna non devi più dire “tu sei mia”, ma “ambisco a garantirti, finché morte non ci separi, la tua libertà di autodeterminarti”. Tutto molto bello e legislativamente parlando impeccabile. Peccato che questo non sia amore, ma un triste accomodamento adatto a una società liquida – come quando le starlette americane stabiliscono, con atto prematrimoniale, anche il numero di rapporti sessuali da garantire settimanalmente. L’amore che vorrebbe questa gente qui è come una vita con la mascherina anche all’aperto, o il sesso con il preservativo: molto igienico, ma augurabile quanto un cancro ai polmoni.
“L’intimità è una promessa” fa dire a un suo personaggio femminile il grande Andre Dubus. Mica lei la prende bene che il marito si scopi la moglie del migliore amico. Si incazza, gli pianta un casino. Si trattiene eppure, poco ma sicuro, lo strozzerebbe con le sue mani. Quello è amore, il resto è uno scherzo.
Nel mondo arcobaleno, politicamente corretto, talmente edulcorato da dare preoccupanti picchi glicemici, non c’è spazio per sentimenti controversi e pericolosi. Eppure, l’amore, per una donna, per un uomo, o per i propri figli, non è un’equazione. Non è lineare. È terribile. Fa male. Lacera le budella. Crea ma, se non va tutto per il verso giusto, devasta e uccide. Cosa volete che siano due cadaveri per chi ama?! In Il diavolo in corpo di Raymond Radiguet, i due amanti sperano che la guerra non finisca, affinché il marito di lei resti ancora lontano per un po’ di tempo.
Eppure, tutti, proprio perché ignoranti come capre e teleguidati dalla stupida visione di sinistri e femministe, credono che il sentimento amoroso, ovvero l’ossessione e la passione per un altro essere umano, possa mai essere qualcosa di normale. Meglio sarebbe se mollassero i giornali del cazzo e leggessero qualche pagina di Dostoevskij. Le emozioni vere sono un’altra cosa e, spesso, hanno le loro fondamenta nel sangue.
Matteo Fais
Certo che l’amore lacera le budella. E anche molto altro. E se non dici Tu sei Mio, o viceversa, che razza di amore è!?