PIRANDELLO FASCISTA? E ALLORA? (di Franco Marino)
Chiariamo subito la questione. L’arte di Pirandello non fu fascista ed ebbe anzi un tratto di universalità che gli ha permesso di divenire noto in tutto il mondo.
La ragione è semplice: la sua scrittura scavava a fondo nell’animo umano, ed era internazionale proprio perchè nessun artista seppe mai più descrivere gli abissi umani unendo una prosa lessicalmente cospicua ad una profonda esattezza scientifica, riuscendo a cogliere complessità mai scorte prima in un’opera letteraria. Tutto ciò non ha nulla a che vedere col fascismo ma con la genialità.
Arte e vita, che nei suoi drammi, romanzi e novelle, sono intrecciate a doppio filo, hanno ben poco ha in comune col fascismo: l’infelicità come perenne condizione umana; il dramma della personalità di ognuno, «uno, nessuno e centomila»; il conflitto immanente tra la mutevolezza della sostanza umana e la forma che la paralizza; la vittoria della maschera sulla realtà.
Ma indipendentemente da questo, i discendenti di Pirandello, diffidando CasaPound dal ritenere Pirandello fascista, non disonorano soltanto il loro illustre antenato – che peraltro fascista lo era DICHIARATAMENTE – ma anche uno dei momenti più gloriosi della cultura italiana.
Piaccia o meno ai cantori del pensiero unico, il fascismo è stato il momento di più grande vitalità culturale della storia italiana.
Pirandello, la Treccani, Gentile, Marinetti, D’Annunzio, Ungaretti, Savinio, lo stesso Ezra Pound, Cascella, Blasetti, Camerini, Pittaluga e tantissimi altri che si farebbe notte.
Dopo il 1945, abbiamo avuto il cretinismo ramificato: salvo rarissime eccezioni (Pasolini, per esempio) abbiamo avuto tanti cretini specializzati nel raccontare le stesse fesserie in modi diversi ma abilissimi a costruirsi una pomposa solennità, piena di fumo ma senza arrosto.
E una cultura italiana che è stata, assieme alla tecnologia, destrutturata per aizzare gli italiani contro la propria storia e la propria nazione e per non disturbare il manovratore americano.
Teniamoci stretti Pirandello prima che i vandali del totalitarismo progressista decidano di bruciare le sue opere.
FRANCO MARINO
Mi ricordo il tema della mia maturità Pirandello e il novecento italiano … menomale la professoressa presidente di commissione era abbastanza intelligente .. ma altri no e il mio voto di maturanda venne un po’ abbassato !! A 19 anni eravamo maturi e responsabili da poter interagire con i professori sempre col rispetto del ruolo , mi fu data opportunità alla interrogazione forse credevano di intimidirmi ..Le mie idee sono rimaste sempre le stesse
D’accordo pienamente. E posso aggiungere,da cultore di cartaceo d’epoca,che ho potuto leggere tante riviste culturali e politiche coeve del ventennio, constatando la varietà di posizioni artistiche- culturali e POLITICHE liberamente espresse,ed un vivace dibattito all’interno del movimento fascista stesso,che le note correnti democristiano di un tempo impallidiscono al confronto (se ti capita leggi qualche numero de ” L’educazione fascista” ad esempio). La gente purtroppo non va a documentarsi alla fonte,anche perché difficile reperire materiale originale dell’epoca,e gli arrivano opinioni predigerite politicamente. Fatto sta che gli ultimi movimenti artistici ed architettonici di livello internazionale sono del ventennio: basta citare il futurismo ed il razionalismo delle città” di fondazione”, tuttora oggetto di studio di studenti di tutto il mondo. E sai quale è la cosa ridicola,che i più conformisti nei loro articoli sulle riviste fasciste erano proprio quelli che,dopo,sarebbero diventati comunisti( es. Zavattini). Da un conformismo all’altro!