L’EDITORIALE – ATTENTATO A GLASGOW – L’ENNESIMO FALLIMENTO DEL MULTICULTURALISMO
Tre persone sono morte e sei sono rimaste ferite, tra cui un poliziotto, in un accoltellamento a West George Street, in pieno centro di Glasgow, in Scozia. Una delle vittime sarebbe il responsabile dell’attacco, il “richiedente asilo” libico venticinquenne, Khairi Saadallah.
La lista degli europei uccisi da terroristi islamici si aggiorna di nuove vite pugnalate o fatte a brandelli. La prima vittima di ogni attentato islamista è il multiculturalismo, il dogma del nostro tempo illuso, più ingenuo dell’Ottocento vittoriano e umanitario.
L’attentatore di Glasgow era uno dei tanti “disperati” che giungono in Europa e che vengono coccolati dai mass media e dalla sinistra. Uno di quei «neri» e di quei «musulmani» che gli occidentali sono spinti a riverire, in presenza dei quali dobbiamo misurare bene le parole e nascondere la nostra identità.
Il multiculturalismo è stato pugnalato ancora, fatica a reggersi in piedi nonostante le élites intellettuali continuino a sostenerlo. La realtà è più forte di qualunque sofisma “interculturale”: la convivenza coi musulmani è impossibile. L’Islam è una fede granitica, conquistatrice, edace, che sempre cercherà di punire gli infedeli e islamizzare il Vecchio continente.
La tolleranza e la liberalità inglese hanno favorito l’insediarsi di fanatici musulmani pronti a tutto. Il premio Nobel per la letteratura, Wole Soyinka, noto come “Nigerian Joyce”, ha definito il Regno Unito “un pozzo nero” di islamisti.
L’attentato di oggi è il prodotto di decenni di sottomissione al politicamente corretto e di silenzio intorno all’Islam. Sono oltre cento le corti della sharia che operano legalmente in Inghilterra, regolando il diritto familiare nelle numerose periferie islamizzate. A Birmingham, per la fine del Ramadan, sono scesi per le strade a pregare 140.000 musulmani, che hanno così voluto dimostrare la loro forza. Sempre nel Regno Unito, le bande islamiche hanno stuprato migliaia di giovani ragazze bianche, ma le indagini in materia hanno subito pesanti rallentamenti per non alimentare “tensioni razziali” e permettendo alle gang di perpetrare violenze contro donne definite “spazzatura bianca”.
Non si vuole incorrere nel reato di “islamofobia” e allora si lascia mano libera a terroristi e stupratori seriali. Usman Khan, che un anno fa accoltellò dei passanti sul London Bridge, era stato arrestato con altri otto simpatizzanti di al-Qaeda per aver pianificato attacchi terroristici con ordigni esplosivi, ma era stato rilasciato dopo metà pena (otto anni) perché aveva seguito percorsi di deradicalizzazione.
L’Occidente debosciato vuole curare il nemico, quando invece dovrebbe annientarlo. Dopo ogni macelleria umana compiuta sotto l’egida di Allah, i benpensanti sono scesi in piazza con pastelli, coriandoli, cartelli e buoni propositi. Sono andati in strada, hanno riempito le arterie urbane per chiedere più multiculturalismo, più accoglienza, più immigrazione e meno «islamofobia» – una parola coniata da islamisti e usata da codardi, disse una volta Christopher Hitchens. Insomma, hanno preteso a gran voce la propria morte per mezzo di coltelli, pneumatici, mitragliatori e bombe a mano.
Anche dopo questo assalto terroristico, qualcuno urlerà «non avrete il mio odio», quando è proprio ciò di cui avremmo bisogno: uomini che odiano il proprio nemico.
Davide Cavaliere
Se vuoi vivere in pace prepara …la guerra con i girotondi i fiori e le altre manifestazioni ……inutili di solidarietà non si arriverà a nulla se non all annietamento dell Europa e della sua cultura……