MORIRE DI FAME O DI COVID-19 (di Franco Marino)
Il virus, in quel di Mondragone, sembra tornare a minacciare i nostri giorni e con loro gli ultrà del coronavirus football club che, a colpi di “State a casa”, “Distanziamento” e mascherine d’ordinanza, sembrano quasi tifare per un secondo round della tragedia.
Mi sto onestamente convincendo – fatti salvi i miei dubbi sulla natura truffaldina della narrazione allarmistica da me esposti sin dal primo momento – che in questo paese esistano due categorie di persone: i fancazzisti e le persone che hanno voglia di lavorare.
I fancazzisti sono sinceramente convinti che si debba chiudere tutto. Non c’è occasione migliore per loro che chiudersi in casa e, dai telecomandi delle proprie postazioni, insultare e minacciare chiunque voglia riprendere a lavorare.
Questi ultimi non è che siano incoscienti. Hanno serenamente preso atto che se il coronavirus è un virus che non va sottovalutato, bisogna imparare a conviverci perchè se sono bastati tre mesi di lockdown per distruggere anni di economia, non si osa pensare a cosa potrebbe accadere se l’infezione riprendesse a galoppare.
I “ripresisti” hanno semplicemente capito la più banale delle verità: tra qualche mese la scelta sarà tra morire di fame o di psicosi dovuta a produzioni impazzite di adrenalina e un covid-19 che se ha fatto i danni che ha fatto, non li dobbiamo certo nè a Salvini nè a Fontana ma a chi ha distrutto la sanità in questo paese.
Solo che mentre di covid-19 nella stragrande maggioranza dei casi si guarisce, di fame si muore sempre.
Sembra che la classe politica non abbia capito – o forse, peggio ancora, sembra che lo speri – che siamo ad un passo da pericolosissime rivolte sociali che ridisegneranno il mondo come siamo abituati a pensarlo.
Ma soprattutto non l’hanno capito i cittadini: oggi più che mai ottusamente conformisti e servi nell’anima, sempre pronti a barattare i diritti per una carezzina da parte del virologo narciso di turno.
Quanto di più vomitevole. E pericoloso.
FRANCO MARINO