L’EDITORIALE – LA NECESSITÀ DI RIBADIRE L’OVVIO – LA POLEMICA MURGIA-MORELLI
Nell’assurdo mondo distopico in cui stiamo vivendo, il pensiero egemonico è riuscito a suscitare timore nel ribadire l’ovvio. Proprio come nel noto testo orwelliano, 1984, anche dire che due più due fa quattro diventa un atto rivoluzionario, se il potere ha deciso di rimuovere una verità innocua e universalmente accettata fino a poco tempo prima. Lo sa bene Raffaele Morelli, il tipico psicologo da rivista femminile, un uomo che non sa dire – e forse non vuole dire – mai niente di troppo sconvolgente o destabilizzante, ma solo riproporre ovvietà note al portinaio come all’ordinario di Chimica Organica. Lo sa perché, anche lui, ha dovuto fare i conti con la violenta riscrittura della realtà che la Sinistra da decenni sta portando avanti.
Nel delirio generalizzato che abbatte statue e concetti, persino un pensatore da trasmissione pomeridiana rischia di passare per un pericoloso reazionario, controverso e retrivo. Eppure, mica parliamo di Nietzsche o Heidegger. Solo che oggi non si sa mai: si può andare in radio, come ha fatto lui, per dire una cosa che sapeva pure mia nonna, dopo la licenza elementare, ovvero che nella donna c’è una tendenza seduttiva particolarmente spiccata e che i maschietti non giocano con le bambole ma con i soldatini ed essere additati come se si fosse gli autori di un Mein Kampf 2.0. Da manicomio!
Ovviamente, dietro un’operazione simile non poteva che esserci la punta di diamante – anche se braccio armato sarebbe più adatto – della nuova intellighenzia di Sinistra, Michela Murgia. Mentre discute di concetti metafisici, quale quello di “Matria”, la scrittrice sarda cerca – e, ahinoi, riesce – a sovvertire ogni buonsenso. Morelli butta lì la solita frasetta a effetto “La donna è la signora, la regina della forma e quando mette un vestito suscita un desiderio” e lei salta su neanche avesse rilasciato una dichiarazione di puro antisemitismo, da Germania anni ’30.
Ma cosa ha detto Morelli? La risposta è semplice: niente di che. Messa giù in soldoni, o se preferite parafrasata, la frase significa: la maggior parte delle donne si cura molto più della maggior parte degli uomini e quando si conciano in grande stile, tipo tacco dodici, vestitino semitrasparente, e trucco aggressivo, lo fanno con una certa malizia, con la volontà non sempre di rimorchiare, ma quantomeno di suscitare una certa ammirazione, mentre passeggiano per strada o presso i colleghi di lavoro, e di ciò si compiacciono. Verrebbe da dire “e sti cazzi!”. Sai che grande scoperta dell’acqua calda. In effetti, non avevo mai pensato, vedendo una tizia camminare con il giubbotto aperto in pieno inverno, la pancia scoperta e la scollatura in bella vista, malgrado i cinque gradi, che volesse attirare su di sé gli sguardi. Ma dai? Non mi dire!
Per la Murgia, questo è sessismo. Lo grida a gran voce e Morelli perde la pazienza. Lo psicologo incalza sulla questione che, fondamentalmente, la femmina è femmina e non per niente le bambine giocano con le bambole, i maschietti no. La Murgia esplode: “I bambini non giocano con le bambole perché non gliele diamo”. Sembra teatro dell’assurdo: uno che non dice niente di nuovo e l’altra che, pur di rompergli il culo, sosterrebbe pure che ficcare l’uccello nella passera, invece che nella serratura della porta, è una sovrastruttura antropologica.
In tutto ciò, l’unica cosa preoccupante è che ci stanno preparando davvero a un mondo dove, fin dall’asilo, i maschietti giocheranno con le bambole e partoriranno, mentre le femminucce li penetreranno con falli di gomma. Io credo solo che una persona normale abbia il desiderio, se non vuole impazzire, di buttarsi giù da questo treno lanciato a tutta velocità verso il baratro.
Matteo Fais