LA PRESA IN GIRO DEL MOVIMENTO 5 STELLE. LE FAVOLE E LA VERA STORIA (di Franco Marino)
Sto seguendo, come tutti voi, le discussioni circa la sincerità delle svolte antisistema Di Battista. Di tutto ciò non sprecherò tempo a parlarne perché la natura truffaldina di questo secondo capitolo della storia grillina era chiarissima sin da quando Di Battista decise di non candidarsi alle elezioni del 2018, presumibilmente per tenersi pronto per quelle successive. Ma se qualcuno non l’ha ancora capito, dubito che lo capirà adesso.
Così un mio collega del mondo dell’informatica (quello da cui provengo) mi ha chiesto, divertito, di parlare della truffa del Movimento 5 Stelle, di Grillo: con ben tre faccine ridenti accanto al suo messaggio, erano evidenti i toni ironici, avendo entrambi avuto a che fare con quello che è il VERO motore del Movimento 5 Stelle, ovvero la buonanima di Casaleggio.
Infatti di tutta la storia che sta dietro al Movimento, si racconta sempre la favola e non la storia vera.
La favola la conosciamo.
Un bel giorno un comico genovese molto famoso e accreditato come voce dell’antisistema e della controinformazione si guarda allo specchio e con un ragionamento assai poco genovese si dice: “Perché devo passare il resto della mia vita a godermi i denari accumulati come comico? Voglio cambiare questa società! Facciamo un movimento politico”.
Un comico idealista!
Così, sempre secondo la narrativa, durante uno dei suoi spettacoli incontra (ma per caso eh? Tutto spontaneamente!) un guru esperto di comunicazione, Gianroberto Casaleggio il quale gli propone di aprire un blog e di curare la sua immagine virtuale.
Poiché si rendono conto che la forza comunicativa di Grillo associata a quella organizzativa di Casaleggio possono creare una gran cosa, ecco prima il blog di Beppe Grillo e poi, dal successo sfolgorante di questa iniziativa, il Movimento 5 Stelle.
Fin qui siamo alla favola.
Poi c’è la realtà che è ovviamente diversa.
Il grande sistema finanziario/mediatico/politico internazionale aveva già adocchiato Grillo nei primi anni Novanta tant’è che il comico sarà, ed è stato accertato, uno degli invitati al convegno che si svolge nel transatlantico Britannia.
In questo incontro, i potentati della finanza internazionale, dopo aver attraverso la CIA con Tangentopoli decapitato la classe politica italiana, costringeranno i governi venturi nostrani a dare il via alle privatizzazioni industriali, ovviamente allo scopo di arricchire ancora di più chi tiene in mano il debito pubblico, ossia le grandi banche multinazionali.
Assieme a Grillo erano presenti Mario Draghi, Mario Monti, Emma Bonino, Giuliano Amato, vari esponenti della famiglia Agnelli, il presidente della Banca Warburg, Herman van der Wyck, il presidente dell’Ina, Lorenzo Pallesi, Jeremy Seddon, direttore esecutivo della Barclays de Zoete Wedd, il direttore generale della Confindustria, Innocenzo Cipolletta e decine di altri manager ed economisti internazionali, invitati dalla Regina Elisabetta in persona.
Una giornalista era con la sua troupe nel porto dove sbarcò il Britannia, intervistò per qualche minuto Beppe Grillo che era sbarcato dal tender del panfilo Britannia, Grillo al microfono che l’inviata impugnava disse che a bordo del Britannia erano state discusse cose molto interessanti.
La notizia non è mai stata ufficialmente confermata, sebbene non siano pochi quelli che ricordano l’intervista, me compreso; e la stessa Emma Bonino confermò la presenza di Grillo, pur non sapendo a che titolo.
Certo è che negli anni a venire, Grillo terrà al calduccio la sua immagine proponendosi come uomo cacciato dal sistema, come uomo contro etc. e conquistandosi un largo consenso underground attraverso la solita strategia di condurre battaglie magari anche nobili in linea di principio alle quali tuttavia si danno risposte sbagliate che i poteri forti smentiranno, facendoci la figura di quelli che vengono a salvarci dalle cialtronerie di chi lotta contro il sistema.
E già si sente la morale di fondo della favola: “Il sistema sarà anche brutto così com’è, ma è l’unico possibile”.
Casaleggio, invece, chi era?
Un giovane manager a quei tempi amministratore delegato di un’azienda che si chiamava Webegg ed era in orbita Telecom.
Questa azienda, a noi che ci occupiamo di informatica, era nota per tutta una serie di cose.
– Non pagava né bene né regolarmente fornitori e dipendenti (tra cui il mio collega di cui vi parlavo in apertura)
– Era infognata di debiti e al tempo stesso manteneva un elevatissimo tenore di vita: aveva la squadra di calcio, organizzava convention straricche con personaggi dello spettacolo e via scialando e scialacquando.
– Si caratterizzava per una comunicativa presso dipendenti e clienti che non era dissimile dalla manipolazione in stile Scientology che difatti dall’azienda si sarebbe poi trasferita al Movimento 5 Stelle.
Al momento dell’addio di Casaleggio alla Webegg, cacciato a pedate da Tronchetti Provera (il che spiega i quintali di livore di Grillo contro quest’ultimo nei suoi show) l’azienda si ritrova con ben 30 milioni di euro di buco di bilancio e un crollo del fatturato.
Niente male.
Ma non basta.
Quando noi parliamo della Casaleggio Associati, parliamo sempre di Casaleggio e commettiamo un errore.
Perché Casaleggio non era il più importante dei soci.
Il vero socio, quello potente, con i legami che contano, che fanno la differenza era Enrico Sassoon, il quale lasciò (ufficialmente) la Casaleggio Associati non appena nei blog indipendenti iniziò ad emergere la sua storia personale, tanto che chiunque sul blog di Grillo osasse chiedere chiarimenti, anche civilmente, veniva bannato. E’ capitato a me e ad altri.
Questo Sassoon, c’è da dire, ha un curriculum di tutto rispetto: tre lauree, di cui una in economia alla Bocconi, è imparentato con i Rothschild, una potentissima famiglia che possiede agganci nei settori bancari e mediatici di tutto il mondo e la stessa famiglia Sassoon è una famiglia di primo ordine della finanza internazionale. E fin qui nulla di male, non è certo un torto o una colpa avere parenti importanti. Il fatto è che il nostro non si limita ad avere un nobile lignaggio ma ha anche la straordinaria capacità, forse agevolata dal suo pedigree, di riuscire ad entrare nei posti di potere.
Dapprima l’Ufficio Studi della Pirelli, ai tempo considerato un importante salotto economico con agganci nella politica.
E non solo. Enrico Sassoon riesce a divenire Presidente della Camera americana del commercio in Italia, una potente lobby ove si intrecciano gli interessi di banche e multinazionali e che al suo interno vede realtà come JP Morgan, Finmeccanica, Intesa San Paolo, Standard & Poor’s, SISAL, FIAT, Microsoft, Italcementi e molto altro.
Tutto documentato e reperibile in rete.
Ora. Sappiamo che Sassoon siede al tavolo assieme a personaggi di questo tipo che sono contemporaneamente componenti dell’Aspen Institute Italia, un think tank creato dal gruppo Bilderberg di cui, finalmente, si sta iniziando a parlare, una potentissima lobby formata da tutte le elite della finanza occidentale. Ci sono tutti. Monti, Tremonti, Draghi, Amato. E moltissimi giornalisti, tra cui ad esempio Lilli Gruber. La domanda sorge spontanea: è credibile che Casaleggio crei un partito antisistema quando il suo socio in affari è una figura così potente? E’ credibile che Grillo non sappia che l’ingegnere della sua macchina da guerra abbia rapporti di affari così stretti con uno degli uomini più potenti della finanza internazionale?
Perché nessuno dei giornali ne ha parlato? La risposta è semplicissima.
Il Movimento 5 Stelle CONVIENE AL SISTEMA. E’ FIGLIO DEL SISTEMA STESSO
La grande palla di spacciare il Movimento 5 Stelle come un qualcosa di nato spontaneamente sui meetup, ad opera di gente incazzata, piena di civismo va vista per ciò che è, una palla. Trattasi, invece, di un progetto ben preciso, creato appositamente per impedire che il crescente malcontento all’interno dei paesi provati dalla crisi, esondasse dal controllo dell’alleanza atlantica e finisse nelle mani di altre realtà o interne al paese o promosse da altri paesi (la Russia?). Lo stesso Grillo si lascia scappare più volte, con piena ragione, che “Se non ci fossimo noi, ci sarebbe Alba Dorata”. Il Movimento 5 Stelle ha, infatti, l’obiettivo, raccogliendo il malcontento, di scongiurare la nascita dei tanto deprecati sovranismi (quelli veri, non quelli finti creati dal sistema stesso), attraverso la creazione di una casa ove convergano tutti gli incazzati finiti vittime del sistema, i quali non hanno in realtà niente in comune, tranne quello di essere incazzati.
Chi continua ad appassionarsi alla querelle interne del partito, chi si chiede se Di Battista sia sincero o no, chi disserta sulle incapacità della Raggi, sui congiuntivi e gli sfondoni ortogeografici di Di Maio è completamente fuori strada.
Movimento 5 Stelle e PD oggi governano assieme ma anche quando si guardavano in cagnesco erano perfettamente speculari l’uno all’altro. Sono i due partiti a cui è affidato il compito di svendere l’Italia agli stranieri, da una parte con un partito che deve eseguire fisicamente il compito e dall’altra con un movimento di opposizione che, solo a chiacchiere, si oppone ma poi nella sostanza dei fatti, nelle cose davvero decisive, quelle che cambiano le sorti, esprime col voto le stesse cose del partito di governo.
Laddove il PD continua a ripianare i buchi delle banche con i soldi degli italiani (che è sicuramente una malattia grave), il Movimento 5 Stelle tuona affinché le banche vengano lasciate fallire (la cura peggiore della malattia che ammazza il paziente) con l’obiettivo di svendere le banche a basso costo ad entità straniere. Il PD inventa il modello ISEE proprio per fare in modo che meno persone possibile richiedano il fantomatico reddito di cittadinanza. Che, essendo sottoposto a molteplici condizioni, reddito di cittadinanza non è ma semmai è reddito minimo.
Se si volesse davvero distruggere il Movimento 5 Stelle, invece di soffermarsi sulle difficoltà di amministrare Roma di una povera crista messa lì e presentata come salvatrice della patria (quando era evidente a tutti che avrebbe incontrato grossi problemi) lagnarsi delle giravolte di Di Maio, oppure cianciare di truffe sui rimborsi o derive autoritarie di Grillo o di pericolo fascista, basterebbe raccontare la storia di Casaleggio e Sassoon.
Dei fallimenti del primo e degli agganci del secondo.
Solo che in quel caso, oltre a crollare il Movimento 5 Stelle, crollerebbero anche Partito Democratico, ampi pezzi di Forza Italia (quelli che hanno tradito Berlusconi) della Lega, di Fratelli d’Italia, insomma tutta la partitocrazia italiana che si fonda sugli agganci con tali realtà finanziarie.
E gli italiani capirebbero la truffa di cui sono vittime dal 1945 ad oggi.
Quando si dice, mettere la merda nel ventilatore.
FRANCO MARINO