CARI SENTINELLI, CHE NE FACCIAMO DEL MONUMENTO A PIER PAOLO PASOLINI?
Oramai è assodato: Sinistra fa rima con ipocrisia.
Veniamo al punto: i Sentinelli di Milano (movimento LGBT, laico e antifascista) e le femministe chiedono a gran voce la rimozione della statua dedicata a Indro Montanelli, eretta nel luogo dove venne gambizzato dalle Brigate Rosse – i famosi “compagni che sbagliano” dicevano i comunisti all’epoca.
Perché i talebani antifa vogliono che venga rimossa la statua di Indro? Qual è la colpa di Montanelli? Essere stato un criptofascista, un reazionario, un colonialista e aver sposato – comprandola – una ragazzina etiope di 12 anni, nel 1936.
“Riteniamo che sia ora di dire basta a questa offesa alla città e ai suoi valori democratici e antirazzisti”, dicono loro e invitano a intitolare i giardini “a qualcuno che sia più degno di rappresentare la storia e la memoria della nostra città Medaglia d’Oro della Resistenza“. Così hanno scritto nella lettera inviata al Sindaco Sala.
Bene. Bravi. Ma domandiamo ai Sentinelli e a tutti gli antifascisti ossessivo-compulsivi se sono pronti a fare altrettanto con il Sindaco di Ostia, chiedendo la rimozione del monumento in ricordo dello scrittore e regista Pier Paolo Pasolini?
Perché questo? Andiamo per gradi. Il 29 agosto del 1949, Pasolini ha 27 anni, e si trova alla sagra di Santa Sabina, a Ramuscello, in Friuli. A un certo punto della festa, il giovane scrittore fa conoscenza con quattro giovani del luogo, due 15enni e due 16enni. Comincia a chiacchierarci. Offre loro qualcosa da mangiare e, poi, li invita a fare una passeggiata per raccogliere dell’uva. Appartati in un campo lì vicino, dietro una siepe, comincia a baciare uno dei quattro e, successivamente, si fa masturbare mentre gli altri guardano. Poi, come ricompensa, offre dieci lire al ragazzo.
Dopo questo fatto, a causa dello scandalo – Pasolini era professore, a quel tempo –, si trasferisce a Roma con la madre, ma le cose non cambiano. Per sua stessa ammissione, e come testimonia chi lo frequentava, durante tutta la vita lo scrittore è stato attratto dai “ragazzi di vita” della classe proletaria, i prostituti. Si badi al fatto che il poeta non solo frequentava minorenni, ma dei minorenni con difficoltà sociali ed economiche, utilizzando la propria ricchezza e posizione come strumento di fascinazione.
Ecco, cari amici antifa: iniziate a dare l’esempio e, se volete fare i talebani moralisti, fatelo bene, fino in fondo… Ma si sa, la Sinistra perdonerà sempre – come è nel suo DNA di ipocrisia e menzogna –, chiudendo uno o entrambi gli occhi, quando il peccatore è omosessuale o della giusta parte politica. Se poi è, al contempo, omosessuale e comunista, come Pasolini, il suo salvacondotto morale sarà assoluto.
Caro Compagno, dopo che avrai fatto buttare giù la statua di Pasolini utilizzando lo stesso metro che usi per Montanelli, potremo poi condurre insieme una battaglia per vietare la maglietta e la bandiera dell’omofobo Che Guevara. Sì, fu proprio Guevara a istituire, nel 1960, il primo campo di lavori forzati, a Cuba, per i gay, nella regione orientale di Guanahacabibes. All’ingresso, vi era la scritta “Il lavoro vi renderà uomini”. E lì, come lo stesso Che spiegò nel 1962, «ci mandiamo chi ha commesso peccati contro la morale rivoluzionaria», ovvero gay, trans e lesbiche «che non rientravano nel modello dell’uomo nuovo proposto dal Che, uno dei più convinti leader omofobici dell’epoca» (Emilio Bejel, Gay Cuban Nation).
Hasta la coerenza siempre, Sentinello!
Emanuele Fusi
Eccellente analisi di comparazione dei fatti, chiaro, pulito e senza mezze misure!